Affondare nella città fantasma
ovvero l'eterno canto di famiglie di scheletri

Signori e signore, vi presento La Morte.
La Morte mi è venuta incontro un giorno d'estate mentre spulciavo tra le bancarelle del mercatino di un paesino sperduto nella bergamasca, quando ancora credevo che il glam fosse solo un alieno dandy che giocava coi brillantini. Non sono stato io a cercare La Morte, è lei che ha trovato me, come l'Anello di Tolkien. In questo caso La Morte è sbucata fuori dalla copertina di un disco, aveva i capelli rosso scuro, il rossetto e gli occhi cerchiati di nero. La Morte era magra, nuda e mi chiamava nella sua città fantasma, Hunger City, sussurandomi una "Future Legend".

"E nella morte, mentre gli ultimi pochi cadaveri giacciono a marcire nella via melmosa", anche io con loro inizio ad affondare in questa via melmosa, squisitamente malata, perversa e decadente. La Morte inizialmente ha il falso aspetto sorridente e terrificante dei "Diamond Dogs", poi mostra il suo vero volto, e dietro il sorriso si nasconde la triade "Sweet Thing-Candidate-Sweet Thing Reprise", una disperazione profonda come il fango e le macerie di questa città fantasma, una solitudine delirante circondata da mille volti di burattini e di cadaverici fenomeni da circo. Tutto ciò che abbiamo voluto è un dolce gusto con gli artigli che ci prende e ci porta fino in fondo a questo viaggio allucinante nel corpo metà uomo e metà cane della Morte.
Ma è tempo di nascondere le cicatrici con il cerone, travestirci da "Rebel Rebel", indossare una chitarra rubata ai Rolling Stones e salire ancora una volta sul palco per fingere di essere nel pieno del "successo giovanile" ballando fino allo stremo un ultimo "Rock And Roll With Me" di lacrime.

Dopo l'ultimo ballo la metamorfosi è completa, adesso "We Are The Dead", noi siamo i morti e ci nascondiamo dietro i resti di questa Apocalisse, dietro le rovine di un amore dilaniato dai Cani Diamante, polizia segreta, fantasmi assassini della speranza, l'ultima che ci è rimasta è quella di soffocare in pace in questo inferno di giornali, sanguisughe, parenti, ballerine, finanzieri e Bambini Bancarotta. "Per tutto ciò che abbiamo visto, per tutto ciò che abbiamo detto noi siamo i Morti".
Siamo i Morti, siamo La Morte, siamo affondati, annullati, integrati, non-esistiamo in essa, e in essa siamo già nel "1984", e non ci importa nulla se un "Big Brother" ci ha aperto il cranio con i colpi di queste ultime danze martellanti di famiglie di scheletri, perché facciamo parte di esse all'infinito, finché esisterà la Morte, finché ci continuerà ad annichilire e soffocare con le lenzuola sporche della cocaina di queste canzoni...

...Avrei potuto scrivere che nel 1974 il cantante inglese David Bowie, dopo aver gettato via con un clamoroso suicidio il giocattolo Ziggy Stardust, scrisse un album a metà strada tra il glam e il soul, un concept album ispirato al libro di George Orwell "1984" e condito di suoni futuristici, suggestioni apocalittiche, sassofoni, chitarre lancinanti e voci dall'oltretomba... avrei potuto parlare del rapporto tra l'artista, la tecnica di scrittura cut-up di Burroughs e la cocaina... avrei potuto narrare di come Bowie inventò il dark... avrei potuto raccontarvi di un ex-mimo che ossessionato dai suoi stessi personaggi fugge a Los Angeles in cerca di nuove ispirazioni soul e funky... avrei potuto fare tutto questo, ma ad un mercatino di montagna ho incontrato una creatura metà uomo e metà cane, dai lunghi capelli rossi e dagli occhi tinti di nero, che mi ha portato con sé nella città dei manichini scheletrici e dei fantasmi truccati.

da "Sweet Thing Reprise"


"Is it nice in your snow storm, freezing your brain?
Do you think that your face looks the same?
Then let it be, it’s all I ever wanted

It’s a street with a deal, and a taste
It’s got claws, it’s got me, it’s got you"

Testi e traduzioni "rubati" a www.velvetgoldmine.it (sito ufficiale italiano di David Bowie)

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