Stampato ufficialmente soltanto nel 2008, questo disco, registrato a Los Angeles il 20 ottobre 1972 durante uno dei primi concerti americani di Ziggy, è stato per anni "il bootleg" di Bowie per antonomasia.
Una delle ragioni va ricercata nel fatto che la performance è una prova convincente della formidabile capacità musicale degli Spiders from Mars: in effetti, a differenza dei live successivi del Duca Bianco, che testimoniano l'abilità canora ed interpretativa di un solista e del suo gruppo, da questo concerto scaturisce la compattezza sonora e l'affiatamento di un collettivo di cinque musicisti, il contributo di ognuno dei quali è funzionale alla ricerca di un sound grezzo ed aggressivo, non a caso definito proto-punk; anche i brani più rilassati vengono dunque proposti senza fronzoli, con la chitarra di Mick Ronson e il pianoforte di Mike Garson che ricamano senza strafare sulla efficace sezione ritmica di Bolder e Woodmansey.
Il ritardo nella pubblicazione è dovuto alla potenziale sovrapposizione di questo live con il più noto "Ziggy Stardust - The motion picture", cronaca audio della esibizione finale di Ziggy del 3 luglio 1973 all'Hammersmith Odeon di Londra, consegnata ai posteri con un film di D.A. Pennebaker.
In realtà il confronto che i cultori di Bowie fanno tra il concerto americano del 1972 e quello londinese del ‘73, vede vincere ai punti la tappa di Santa Monica, nonostante l'inferiore qualità sonora: la forma vocale di Ziggy è migliore (confrontare, per credere, le due versioni di Width Of a Circle); sono assenti le sovraincisioni che infestano il live londinese (pur parzialmente eliminate nella versione rimixata da Tony Visconti per il 30° anniversario), l'esecuzione di alcuni pezzi è più rispettosa dello spirito originale, e la teatralità non è troppo spinta (Space Oddity e My Death si presentano come due delicati pezzi acustici e non come sontuose ballate da piano-bar; Changes non è ancora un numero da cabaret con fiati e cori). Inoltre nel '72 sono ancora presenti brani molto amati dal pubblico come Life on Mars, Five Years, John I'm only dancing e The supermen, che di lì a poco verranno esclusi per far posto ai nuovi pezzi tratti da Aladdin Sane.
Le testimonianze visive parlano inoltre di un Bowie delicato e quasi timido (se mai può essere tale un artista che ha fatto della provocazione la sua cifra stilistica), lontano dalla sfrontatezza consumata che sfoggia nel live del luglio 1973, e che trovandosi di fronte a poche centinaia di spettatori li invita a sistemarsi nelle prime file offrendo concerti quasi intimi, a volte seduto sul limitare del palcoscenico; niente cambi d'abito, numeri di mimo, siparietti con Ronson, ma solo l'urgenza espressiva di chi non ha ancora stregato le masse e propone le sue canzoni, costruite ad arte per conquistare un pubblico a volte ancora diffidente (il grande successo americano è di là da venire).
In sostanza una performance rock forse più orientata all'R'n B che al glam, ma che costituisce una esaltante ed onesta testimonianza, errori tecnici compresi, di un artista (e del suo gruppo) in invidiabile stato di grazia.
P.S.: vale la pena dare la caccia alla prima edizione, contenuta in una scatoletta zeppa di riproduzioni di articoli con recensioni d'epoca, cartoline, foto pubblicitarie RCA e memorabilia assortite.
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