Viaggio nel cuore della Ziggy-Era.
Originariamente diffuso come registrazione clandestina del folgorante concerto tenuto dal Duca Bianco la sera del 20/10/72 in un sovraffollato Civic Auditorium di Los Angeles, "Santa Monica '72" fu pubblicato come disco ufficiale solo in occasione della prematura scomparsa (1994) di Mick Ronson,talentuoso chitarrista e sapiente arrangiatore degli Spiders From Mars. Inutile dilungarsi circa il colpo che la scarsissima reperibilità del disco ha inferto ai bowiemani come me, costretti a ricercare l'unico documento delle trascinanti performance live della Ziggy-Era in reiterati ascolti del doppio "Ziggy Stardust-The Motion Picture Soundtrack". Se quest'ultimo può apparire scalfito dal missaggio troppo pulito e invasivo apportato dalle "mani di fata" di Tony Visconti e il piu celebre "David Live" compromesso da una interpretazione troppo marcatamente souleggiante per i puristi, il disco che ho il privilegio di recensire non presenta alcuno dei due difetti: si tratta di un opera che cattura inalterata l'energia dirompente espressa da David e soci nel cuore della Ziggy Era.
Malgrado la non brillante qualità dell'audio dia talora all'ascoltatore la sensazione di seguire il concerto origliando dalla porta, i pezzi di "Hunky Dory", "Ziggy Stardust", "Aladdin Sane" e "The Man Who Sold The World" godono qui della rinnovata e spontanea vitalità di un concerto non certo (all'epoca) destinato a fornire materiale per pubblicazioni ufficiali. Il clima apocalittico di disfacimento che attraversa l'intero "Ziggy Stardust-The Motion PIcture Soundtrack", registrazine che ritrae la spettacolare morte di Ziggy genialmente inscenata sul palco da un Bowie ormai distratto dal plastic soul americano, non trova qui cittadinanza. Protagonista è piuttosto un Ziggy al massimo fulgore affiancato dal talento trascinante di uno dei massimi chitarristi di ogni tempo e dalle pelli martoriate di Woodmansey.
La voce di un misterriso speaker sopraffatta dalle grida isteriche di un pubblico delirante ed ecco la torturata Les Paul di Ronson sputare furi il riff tesissimo di "Hang On To Yourself": si tratta di una versione assai piu grezza e punkeggiante dell'originale inciso in studio, scandita dal ritmo martellante delle percussioni di Woodmansey e dalla sguaiata esibizione vocale di Bowie. Degna di menzione è inoltre l'intelligente rivisitazione di "Andy Warhol": il pezzo tratto da "Hunky Dory" è qui interpretato con un arrangiamento chitarristico di inedita delicatezza ed un canto quasi sussurrato che rendono al pezzo giustizia assai meglio del taglio acidamente ironico dell'originale. Intrascurabile è ancora la geniale interpretazione della velvettiana "Waiting For The Man", adornata dalla piu virtuosa prestazione chitarristica del disco e resa suadente da un'interpretazione canora magnificamente baritonale. Una citazione, stavolta implicita, dei Velvet Underground è rintracciabile nella veloce esecuzione di "Queen Bitch". Rispetto alla versione di "Hunky Dory" la canzone si avvale di una ritmica assai piu sgangherata, testimonianza della spiccata vocazione protopunk mai sopita nello stile degli Spiders. Un'anticipazione dell'imminente "Aladdin Sane" è offerta con "The Jean Geanie", beffarda visitazione dell'Hard blues americano che sembra fatta apposta per conqistare gli States.
Complessivamente la sapiente parsimonia nell'uso delle tastiere e la quasi totale assenza dei fiati conferiscono a pezzi come "Life On Mars", "Moonage Daydream", "Changes" e "Five Years" una sincera ingenuità ed una freschezza difficilmente rintracciabili negli altri live ufficiali del Duca, rispetto ai quali "Santa Monica '72" regge perfettamente il confronto.
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