Quattordici ore.
Sono quattordici le ore filate d'ascolto della nuova splendente gemma regalatami dal Regale Bianco Duca. Il lunedì della settimana è un poco meno cupo, il suono del Duca mi accompagnerà lungo il mio settimanale cammino e mi addolcirà le quotidiane fatiche.
Il tempo sembra avere differenti velocità quando abbracciato a perfette creazioni soniche che aritmicamente scandiscono i rintocchi. Non il suono, ma il tempo è costretto ad uniformarsi alla dinamica che esce dalle casse.
L'ideale di eleganza e perfezione che da sempre accompagna il Divino Davide, mai interrotto nella sua attenzione del non farsi ingoiare dalle fauci del "Golia-Suono" come unico riferimento, ma deciso nel puntare all'architettura della canzone come desiderio di esaltazione della propria capacità artistica, l'eleganza - si diceva - è viva e presente e si intarsia nella struttura dei brani, li risplende, li magnifica.
La luce delle stelle è ancora visibile nelle sue parole, nella tensione che la sua voce genera.
L'acusticamente perfetta e commercialmente mirata "New Killer Star", primo singolo estratto dal disco, è un perfetto spaccato dell'intero, ennesimo, stupefacente lavoro del Bowie: la poesia del testo si sposa deliziosamente con le note recitate dalla sua band.
La creativa e autocelebrativa "Never Get Old" prosegue il discorso, amabilmente sospeso dall'omaggio a Pablo Picasso effettuato con una cover di un brano di Jonathan Richman. Se per un attimo ci si ferma a leggere il testo introspettivo di "Never Get Old" (che significa qualcosa come "Non diverrò MAI vecchio") si potrà cogliere una nuova caratteristica del mio Idolo: il fatto di accettare e rispettosamente scanzonare le proprie paure. Leggiamo infatti: "The sky splits open to a dull, red skull And my head hangs low 'cause it's all over now there's never gonna be enough money there's never gonna be enough drugs I'm never, ever gonna get old There's never gonna be enough bullets There's never gonna be enough sex And I'm never, ever gonna get old The moon flows on to the end of the world because of you". Vi rendete conto? Romanticismo e Realismo al massimo valore raggiungibile. "Io non invecchierò mai anche se non ci saranno abbastanza droghe, sufficienti soldi, incessanti sessioni di sesso, interminabili echi di munizioni esplose in lontananza".
Raffrontato alla strofa (presa da "Looking For Water") recitante: "But I lost God in a New York minute I don't know about you, but my heart's not in it I can't breathe the air, can't raise the fight 'Cause all we've got left is a beat in the night, and I'm Looking for water" ci possiamo rendere conto della maturtità artistica e spirituale raggiunta dal Nostro Maestro.
Non crediate che sia un disco "semplicemente" decadente: la vivacità, le prospettive, la voglia di rivalsa e l'arroganza dettata della volontà di migliorare il mondo sono comunque presenti: la cattiveria echeggiante dalla title track "Reality" ne è altare di celebrazione. In questa traccia, dopo aver ripassato il roboante comportamento tenuto nella sua vita, il Duca termina dicendoci pressapoco: "Ho avuto ragione e ho avuto torto - Ora sono tornato al punto di partenza -Non ho mai tenuto in gran conto la realtà" con un tono di voce sfacciatamente goliardico che ben ci lascia intendere cosa abbia nel mirino con quelle parole.
Termino ricordando che con "Try Some, Buy Some", il Cuore pieno di cicatrici del Bowie ha voluto ricordare l'amico chitarrista dei Beatles George Harrison, tragicamente scomparso, a causa di un incurabile male, l'anno passato.
Un gran disco, non c'è che dire. E che Dio mi perdoni se non sono stato in grado di darne il lustro che merita. Scrissi che il Bowie non è un musicista ma uno "stato mentale". Oro sono qui a gridarlo ancora più forte.
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