Niente è più importante dello spazio d'illusione, una specie di linea dell'orizzonte che da al possibile i dolci contorni di un sogno.

L'arte è parte di quello spazio, di quella linea d'orizzonte. Ed è un tonico che serve per andare avanti...

E allora nulla di meglio, specie a sedici anni, specie se il tonico deve essere forte. di una nuova puttana del rock'n'roll.

Bowie, melodrammatico ed eccessivo, sgargiante ed improbabile era quella puttana...ma era anche la mamma e il babbo..

In un susseguirsi di clichè, all'incirca un milione, in una trama da urania di serie zeta, e zeta è la più bella lettera dell'alfabeto, un certo Ziggy irrompe con la potenza del rock'n'roll delle origini.

Potenza accentuata, che il cucciolo rock'n'roll era stato divorato dalla sua stessa crescita (oh mai crescere troppo!!!)... E diluita, che qui in fondo siamo a Brodway e tutto è piuttosto parodistico...

Tutto però rapiva occhi, corpo e mente...

“Rock'n'roll suicide” è l'ennesimo cliché, ma funziona alla grande...Parte col ritratto della ennesima rockstar fuori di testa...e il cantato di Bowie, il modo in cui scandisce le parole han del trascendentale. Una specie di Brel/glam di grande effetto...

Ma è lo scatto successivo a rimanere ancor di più nella memoria, è la rock star che torna mamma o babbo. Che in una follia di archi e fiati ecco la carezza:“Tanti coltelli sembrano lacerarvi il cervello, è successo anche a me e ora vi aiuterò con il dolore”.

E quella apoteosi, banale o no, scema o no, era un richiamo per tutti gli outsider. Conteneva in se anche una specie di orribile fascismo. E Bowie lo sapeva.

Cazzo se lo sapeva.

Babbo/mamma, fascismo, spazio di illusione, Brodway, Brel, rock'n'roll e persino punk ante litteram...Stupidità e genio...

C'è un sacco di roba qui...

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