Le arterie sono ormai irrimediabilmente compromesse dal colesterolo. Il sangue fatica a defluire per portare quell'ossigeno necessario al funzionamento degli organi vitali. Questa impeccabile limousine bianca è altezzosa ed in profondo contrasto, per il suo lusso sfrenato, con lo sfondo pericoloso e potenzialmente devastante che la circonda da ogni dove. Apparentemente ignara ed incurante dell’ambiente esterno continua nella sua marcia lenta sfidando la pazienza altrui. Viene scossa da centinaia di mani incazzate, deturpata in modo tangibile con graffi, scritte e lanci di vernice. Sicuramente saranno state gridate frasi di fuoco, ma il giovane multimiliardario che vi è all’interno, un vampiro della finanza, mica le ha sentite: sughero. Queste meravigliose piante, che tra le altre sparute regioni del globo, crescono pure nella nostra cara Italia, hanno proprietà eccezionali non solo per imbottigliare pregiati vini, ma anche per insonorizzare, isolare. In questo modo è possibile fare gli struzzi guardando, tramite vetri oscurati, ciò che non si vuole affrontare.
Il ragazzo che da poco ha scavallato il quarto di secolo ha una ricchezza ed un potere sconfinato ma nel suo sguardo non trapela altro che una profonda insoddisfazione: il dolore, il sesso occasionale (ancora bellissima la Binoche), perfino l’uccisione di un essere umano non lo turbano e gli provocano sentimenti duraturi: al contrario sono destinati a scivolare come gocce sul parabrezza inclinato. La ricerca della perfezione, la volontà di controllare ogni cosa lo rende inumano. Quella limousine scintillante è il capitalismo senza scrupoli, sordo nei confronti di un pianeta allo sfascio e che nonostante la carrozzeria compromessa prosegue imperterrita fino alla fine. Il libro non l’ho letto, ma l’idea è più che interessante. Sulla trasposizione cinematografica se ne può parlare all’infinito perché il modo estremo con il quale è stato girato e la scelta coraggiosa del protagonista, sembra fatto apposta per dividere la platea tra entusiasti e fila di stroncatori senza appello. La regia è stata affidata a Cronenberg che si è dovuto cacciare in testa un sacchetto di plastica, limitando al minimo lo spazio d’azione. Inutile negare che il film, per quanto di breve durata, non sia di piombo: tanti dialoghi contorti, assurdi ed indecifrabili se vi presenterete al cinema con i neuroni stanchi e mezzi addormentati. Manca l’aria in molte scene, si deteriora progressivamente al pari della pulizia (denaro e potere) dell’impeccabile e laccatissimo protagonista. Punto nevralgico dell’opera sarà l’imbrattatura che il protagonista dovrà subire; la perdita di perfezione, seguita dal taglio di capelli asimmetrico finirà per condurre il giovane protagonista nelle grinfie del suo antagonista, alla ricerca di quella verità che non riesce a comprendere (il crac finanziario che lo ha investito) e che gli verrà svelata sulla lercia moquette di un appartamento in disuso da uno splendido Giamatti. Il potere dell’anomalia che se ne fotte degli schemi e delle previsioni.
Dovrei leggere il libro, ma il film a mio parere ha i contorni del mattone: molto ben confezionato, ma sempre di mattone si tratta. Ci sono diversi spunti interessanti, la scelta della limousine come coltello che attraversa il burro è geniale, che vengono tuttavia risucchiati in un mare di dialoghi iperbolici ed inutili (a parte l’ultima scena) cui si stenta a capire la reale mira oltre quella di far scervellare lo spettatore stordendolo a parole. Ritengo che possa lasciare la platea sufficientemente spiazzata per scoppiettanti discussioni post visione, ma io questo “Cosmopolis” la ritengo un‘occasione sprecata tenendo conto delle premesse iniziali.
2 e mezzo
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