Il cinema di Cronenberg è stato definito da egli stesso esistenzialista. Un'analisi approfondita degli uomini e del loro cambiamento umano, fisico e mentale. Prima di La zona morta (1983), aveva già trattato questi temi in film come Scanners, Il demone sotto la pelle, La covata malefica. Tutte opere venute dalla sua fantasia, mentre per The dead zone, Cronenberg ha adattato il celebre romanzo di Stephen King. Per questa scelta ha potuto usufruire di un maggiore budget e di attori universalmente riconosciuti come Cristopher Walken e Martin Sheen.
La zona morta è quella parte del nostro cervello molto spesso inutilizzata che ha la capacità di carpire scene o situazioni da altri luoghi. Questa è la facoltà acquisita da Johnny Smith (Cristopher Walken) dopo un incidente stradale che lo ha costretto a cinque anni di coma e gli ha causato vari problemi fisici. Una volta diffusasi la notizia di questo "potere", Johnny viene più volte consultato dai cittadini del suo paese e collabora ad un caso di omicidio che lo vede assoluto protagonista. Sempre a causa della sua "potenza mentale", egli deciderà di muoversi anche nei confronti del politico Greg Stillson (Martin Sheen), dopo aver visto il futuro a cui sarebbe andata incontro l'intera umanità...
Il lungometraggio di Cronenberg è come da copione perfettamente nel suo stile: atmosfera rarefatta e perennemente ostile, amori vissuti sempre al limite, problemi mentali e scene tipicamente thrilling. Forse però la scelta hollywoodiana non ha permesso al regista canadese di sfogare tutta la sua violenza: il lato gore tanto caro a Cronenberg viene soltanto accennato in alcune sequenze, per il resto non ha l'importanza che avrà in un film come Videodrome. Inoltre sebbene si deve riconoscere l'ottima resa filmica, non si può non notare come le ristrettezze dettate dalla casa prodruttrice abbiano influito sul film. La zona morta è infatti un prodotto un po' a metà tra il credo cinematografico di Cronenberg e il marketing made in Hollywood. Un problema che si riflette nel concatenarsi di eventi dislocati tra loro, che non contribuiscono a rendere scorrevole il film, mentre quando si delinea un deciso diagramma narrativo (come nell'ultima mezz'ora), il film decolla nettamente nei confronti di una prima parte singhiozzante.
Rimane però del tutto inconfondibile la mano di David Cronenberg, uno dei massimi scrutatori della mente umana per quanto riguarda il cinema. Quest'altra sua pellicola non fa che confermare e ampliare il suo concetto di "uomo in perenne metamorfosi", chiarendo fin da subito che il cambiamento è in questo caso interiore al protagonista e non si manifesta con cambiamenti fisici. Motivo per cui La zona morta rimane comunque un film prettamente in stile Cronenberg, nonostante alcune lacune sparse qua e là.
"Benedirmi? Lo sa che cos'ha fatto Dio per me? Mi ha lanciato contro un camion a diciotto ruote, mi ha fatto piombare nel nulla per cinque anni; quando mi sono svegliato, la mia ragazza era andata, e anche il mio lavoro, e le gambe erano praticamente inutili. Benedirmi? Sì, Dio è stato un vero benefattore con me..."
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