Stereo è un film bizzarro, underground, girato in un bianco e nero atemporale. E' un film profondo, attuale nella sua sperimentazione, pur avendo più di quarant'anni.
Stereo è il resoconto (apparentemente) distaccato, scientifico di un'aberrazione, più che di un esperimento vero e proprio. I personaggi (pochi) sono privati chirurgicamente della voce (una radicale amputazione comunicativa) e resi telepatici, capaci di espandere la propria mente al di là di ogni confine e di condividere con gli altri i propri pensieri. Il progetto di una società perfetta crolla miseramente, sopraggiungono perversione, nervosismo, alienazione emotiva.
Ciò che in Stereo colpisce è (paradossalmente) il ruolo della voce, eliminata dai corpi a colpi di bisturi eppure così presente, restando però lontana, inequivocabilmente off e fuori campo. E' una voce, quella di Stereo, che racconta la manipolazione della mente e del corpo, da parte di una scienza che sembra pretendere tutto, anche il controllo dei sentimenti, delle parole, delle opinioni.
David Cronenberg, al suo esordio, dirige un'opera atipica e decisamente weird, dando letteralmente corpo (e immagine) ad individui alienati, che si muovono come pesci in un acquario, tra edifici freddi, disabitati, spettrali. Il fallimento della scienza lascia una speranza di umanità residua, ma c'è il terrore che tutto sia già accaduto, che la comunicazione e la vita siano state compromesse nel mondo cyber in cui viviamo.
Non resta che aspettare. Cosa però, non ci è dato di sapere...
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