Chiaramente ho messo il titolo originale, 'che in Italia ci piace sputtanarli i titoli. Ormai si sa. L'amore bugiardo. Questo il titolo con cui è uscito nelle nostre sale questo adattamento a pellicola del romanzo omonimo di una tizia che non conoscevo.
E niente.
Il buon vecchio David Fincher dietro la macchina, quello che secondo me col giallo ci sa fare. E credo di mettere d'accordo tutti. Se non tutti, molti. Se non molti, una manciata di volti. Se non volti, non finisci le pagine. Ed è nelle pagine di un diario che Amy decide di raccontare di tutto un po': racconta della storia tra lei e Ben Affleck (appena visto, già non mi ricordo il nome del protagonista, povero diavolo, me), dal romantico prologo all'intrigante epilogo. Ci mette verità, e ci mette un po' del suo, Amy.
Sta di fatto che il giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, Amy sparisce senza lasciar traccia, o meglio, le uniche tracce che rimangono sembrano proprio portare ad un occultato omicidio per mano del violento e adultero marito.
Detto questo mi fermerei con la trama: sarebbe una cazzata andare avanti. Il susseguirsi di sterzate della sceneggiatura fa venire il mal d'auto, e tiene il livello d'attenzione dello spettatore sempre altissimo, e si tratta del vero punto forte del film.
Ben Affleck protagonista, qualcosa che da sempre mi perplime.
"Chi c'è nel nuovo di Fincher?" - "Ben Affleck" - "Ah."
"Chi c'è nel nuovo di Tinto Brass?" - "Rosi Bindi" - "Ah."
Eppure, eppure. Certo, lui è quello che è, ma qualsiasi cosa sia, passa abilmente in secondo piano. E poi si sa, anche l'opera più mediocre ha più anima del mio giudizio che la definisce tale, diceva qualcuno.
Magari un po' di superficialità: le indagini, la vicenda processuale, e sopratutto il ruolo dei media, che nel thriller main-stream Hollywoodiano è rappresentato in maniera tale e quale da almeno vent'anni a questa parte. Ma è anche vero che la storia si veste inizialmente ed elegantemente di giallo, per poi regalare non pochi spunti di riflessione sul tema e sui temi del matrimonio, incarnando un tacito e angosciante spirito Kramer contro Kramer, cambiando faccia, spiazzando, e sparando siluri in maniera molto sapiente, intrattenendo davvero bene.
Un lavoro onesto, senza troppe pretese, e nemmeno troppo ignorante, ovviamente. Una buona conferma.
Ta tàra tatà, tatà.
Ta tàra tatà, tatà.
E' la musichetta di Hitchcock.
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