Questo film da poco uscito dalle sale è il riadattamento del primo capitolo della famosissima trilogia dell’autore svedese Stieg Larsson, uscita postuma nel 2005. Esattamente si tratta del primo dei tre libri, dal quale, va detto, era già stato tratto un film in tempi recenti (grossomodo la stessa sorte toccata a “lasciami entrare”, nonostante le prime versioni tratte non avessero molto a desiderare, sia per l'uno che per l'altro).
In questa versione si aggiungono però Daniel Craig e Robin Wright e Christopher Plummer, tanto per aggiungere un po’ di sostanza a quella che altrimenti non sarebbe altro che minestra riscaldata. Ad ogni modo, per chi come me non aveva né sfogliato mezza pagina del libro, o tantomeno visto il precedente film, può comunque tenersi alla larga anche da questo senza troppi rimorsi di coscienza. Infatti stando a quanto si evince della trama in sé, per quanto ben congegnata o anche avvincente (volendo), non presenta comunque nessuno spunto degno di nota, anzi si riallaccia a tematiche relative alla Bibbia ed il Nazismo; così come si può dire anche per la regia a cura di David Fincher, che non smentisce quindi il trend blando dei suoi ultimi film e continuando perciò a giacere sugli allori.
Venendo al film in sé, abbiamo una prima parte in cui le vicende del reporter Mikael Blomkvist vengono contrapposte a quelle di Lisbeth Salander, quest’ultima un’investigatrice dal passato difficile, incaricata di spiare il primo per conto di Henrik Vanger, un ricco patriarca che da anni si sforza di far luce sulla scomparsa della nipote Harriet e che vorrebbe assumere il reporter per investigare sul caso. Al contempo le vicende personali di Lisbeth prendono un brutta piega, causa il rapporto conflittuale con il suo tutore, sfociando in abusi e ritorsioni di vario tipo.
Il film inizia a prendere quota con la seconda parte, nonostante il colpevole, un serial killer, si rivelerà quello più ovvio, anche per a livello di casting. Il rapporto tra Blomkvist e Lisbeth viene bene bene configurato dal momento in cui i due si ritroveranno uniti nella ricerca di una verità sepolta all’interno dei legami familiari della famiglia Vanger, che farà da battipista a stravolgimenti e colpi di scena vari sull'identità della scomparsa Harriet e possibili complici; lasciando poi spazio anche a giustizia sommaria ad opera dell’investigatrice/hacker sia nei confronti del serial killer che in quelli di un altro personaggio corrotto presentato all’inizio della storia, che però verrà semplicemente derubato di tutti i suoi averi (cosa che teoricamenti gli hacker non dovrebbero fare è invece fanno eccome).
Tirando le somme nonostante un ennesimo riadattamento fosse probabilmente non necessario, considerando anche la presenza di autori come Henning Mankell che forse avrebbero meritato di più di essere adottati da Hollywood, il film rimane sotto le righe e di scarso interesse e meno che non si sia apprezzato più di tanto la serie di libri.
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