Damien Rice, Joseph Arthur, Howie Day, David Gray, qualcosa di Bob Dylan, qualcosa (il meglio) di James Blunt, qualcos'altro di  chiunque si sieda su un palco con una chitarra sulle ginocchia o un pianoforte alle spalle.
Bene, detto ciò, fatti alcuni fra i doverosi e spesso inutili paragoni, passate all'ascolto.

Il tutto inizia con la partitura d'archi di "Go To Hell" e prosegue con il quasi up-tempo di "Decimate".
"I'm Alright Now" sembra Elton John dei momenti migliori, "St.Peter" valtzeggia a ritmi melliflui, gli indieclub della  vecchia Inghilterra e della nuova America-On-the-Road duettano in "Nobody Tells Me What To Do".

"And So You Fell" è delicata e sottile da farti venir voglia di ritrovarla come sottofondo nella più commovente scena di chiusura di un qualunque serial americano di buona fattura.
"Songs for the road" ci saluta e manda a letto con un accenno di magone che non fa mai male, e  non pensavo avrei mai ascoltato una "There Is A Light That Never Goes Out" (si, quella di quelli, proprio loro) così rallentata ed emozionante nella mia vita.

Il suo MySpace, meravigliosamente generoso, offre brani inediti e demo, fra cui un'incantevole "To Hell With The World" che ti si conficca in testa e non se ne va così tranquillamente. 

Chi è David Ford?

Non lo so nemmeno io e nessuno lo saprà mai davvero da queste parti. Ma son felice di averlo conosciuto.

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