Come consuetudine per i Pink Floyd e per i vari ex-membri dello storico gruppo inglese, viene sempre ricercata una coniugazione, una sinergia, tra la musica proposta ed il periodo storico vissuto, quasi come se non si fosse già sicuri che le loro visioni sonore ed il loro grandioso approccio musicale non basti a consacrarli nella storia.
Questa volta David Gilmour per la conclusione del tour in supporto al suo album solista 'On an island' ha scelto Danzica. Lo storico porto polacco sul Baltico si presta come una incredibile ambientazione, in parte quasi da film d'azione tra capannoni d'acciaio in disuso ed enormi gru di cantieri navali sullo sfondo. Il perchè della location è presto spiegato in un filmato diario/documentario circa la volontà di fermare nella storia questo luogo, che presto sembra verrà ridestinato ad altri usi industriali o civili. Luogo ove è nato il movimento sindacale capitanato da Lech Walesa, che come sottolinea lo stesso David, è stato uno dei movimenti che hanno favorito il vento di cambiamento non solo in Polonia ma in tutta l'area del blocco sovietico. Il prodotto dato alle stampe diventa così un documento epocale.
Vi sono due versioni in commercio, una con due CD audio ed una con due CD audio e due DVD. Inutile puntualizzare che ascoltare solo l'audio sia limitativo, per quanto possa essere limitativo ascoltare David Gilmour e Pink Floyd chiaramente!
Davanti ad un'oceanica folla entusiasta, a tratti attenta e silenziosa, a tratti emotivamente coinvolta, accondiscendente e rumoreggiante, lo storico chitarrista inanella una per una come preziose perle scaramazze su un filo multicolore tutti i brani del suo più recente disco solista, che vengono ulteriormente impreziosite dallo sfondo di contrasto della zona portuale e dei sei enormi schermi posti sul frontone di questo palco che appare come un tempio innalzato agli dei della musica.
Ma soprattutto i brani proposti vengono impreziositi dalla Baltic Philharmonic Symphony Orchestra che li mettono sotto una luce nuova ed inattesa, probabilmente la più azzeccata per canzoni che altro non sono che un'opera rock.
Questa presenza orchestrale si rivela ancor più fondamentale nei brani colti dal repertorio pinkfloydiano, soprattutto in 'High hopes' che arriva in questo modo a superare la versione di 'Live Pulse' grazie appunto agli archi che rendono la fusione tra le arie orchestrali e l'estro di Gilmour un amalgama eccelsa. 'Echoes', eseguita in una versione integrale ed ipnotizzante, diventa, assieme alla conclusiva ed immancabile 'Confortably Numb' un voto 'in memoriam', ove la chitarra di Gilmour si confronta e a tratti si unisce dialogando con le tastiere di Richard Wright, diventando il fulcro di tutto il live. Gli estimatori storici non potranno trattenere la malinconia ed a tratti la commozione nel vedere e sentire Richard cantare la prima e la quarta strofa di questo ultimo brano, una di quelle canzoni che sono senza ombra di dubbio alcuno tra le dieci più belle che la Musica contemporanea ci abbia potuto offrire.
Un'opera che punta a colpire con suoni ed immagini assieme, sensi differenti, diventando un must per tutti gli affezionati ma anche per chi, curioso, si affacci per la prima volta alla scoperta di uno dei chitarristi più influenti ed amati della storia. Capolavoro!
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