Le Silly Shymphonies (brevi cortometraggi animati in cui fecero capolino, per la prima volta, personaggi come Mickey Mouse e Donald Duck) furono per Walt Disney il banco di prova per la realizzazione del primo lungometraggio animato.
La Walt Disney Inc., a metà degli anni Trenta, poteva contare al proprio attivo un buon numero di creativi (disegnatori, sceneggiatori, registi) tra cui Art Babbit. Nel 1932 si era unito allo studio Disney ed aveva allestito presso il proprio domicilio un corso d'arte. In realtà, più che d'un corso d'arte vero e proprio (non era presente nessun insegnante) si trattava quasi di un esercizio ombelicale apparentemente fine a sè stesso: una modella posava per alcuni artisti e questi, raffigurandola, si specializzavano nel creare su carta figure femminili. Walt Disney, incuriosito dal progetto, decise di pagare di tasca propria forniture, spazi di lavoro e modelle necessarie. Hardie Gramatky, un animatore di casa Disney, decise di reclutare, per questi esercizi di disegno, Don Graham, insegnante d'arte presso il Chouinard Institute. Le lezioni divennero un vero e proprio campo di battaglia di opinioni e di idee: Disney pretendeva che il disegno s'avvicinasse il più possibile alla realtà, che fosse, rispetto al vero, una sorta di prolungamento emotivo e rappresentativo. Considerato il fatto che molti, per non dire la maggioranza, dei disegnatori di casa Disney proveniva dal mondo dei fumetti, l'idea di un disegno più reale del reale appariva quasi come un'eresia concettuale. Uno dei pochi disegnatori non proveniente dal mondo dei fumetti (aveva lavorato in Europa per diversi anni) era Grim Natwick. Aveva collaborato alla realizzazione di Betty Boop ed era in grado di disegnare con quasi assoluta perfezione un corpo femminile senza caricarlo di inutili orpelli.
Quando, nel 1934, Walt Disney decise che il progetto Biancaneve sarebbe comunque dovuto andare in porto, per la realizzazione della protagonista e di alcuni comprimari di natura prettamente umana (si veda la figura della regina e del principe) decise di affidarsi a Natwick.Ad Hollywood la chiamarono la Follia di Disney. Un lungometraggio animato era considerata alla stregua (e forse anche di più) di una pazzia da vanagloriosi, un modo come un altro per dichiarare bancarotta. I film d'animazione, seppur apprezzati da buona parte della critica e non osteggiati persino dal pubblico più esigente, erano visti come una forma d'intrattenimento minore, una sorta di parente povero dei film con attori in carne ed ossa. Oltretutto, un lungometraggio animato avrebbe previsto, quantomeno, alcuni capisaldi da cui non si sarebbe potuti scappare: l'uso del colore (costosissimo all'epoca), una serie di disegni infiniti (senza contare le eventuali brutte copie), l'utilizzo di un discreto numero di doppiatori, l'uso di tecniche del tutto innovative e, per l'epoca, completamente inesplorate. Un salto nel buio del tutto insensato, secondo molti produttori hollywoodiani. Una schiocchezza fallimentare secondo altri. Ad osteggiare il progetto furono addirittura alcuni dei più stretti familiari di Walt Disney preoccupati per la possibilità di un fallimento che avrebbe avuto, su Disney e su loro stessi, effetti incalcolabili.
Il 9 agosto 1934 sul tavolo di Walt Disney appare la prima bozza di quella che sarà poi la sceneggiatura definitiva dell'opera, dal titolo "Suggerimenti per Biancaneve" a firma Richard Creedon. Ventun pagine in cui l'aspetto comico tendeva a prevalere su quello drammatico. Una delle controversie maggiori durante la realizzazione del film fu il ruolo da dare ai sette nani. Appariva sproporzionato in apparenza, troppe gag che tendevano a soffocare l'impianto fiabesco del film, quasi come se, per paura di un clamoroso scontento popolare, si volesse dare più spazio al divertimento rispetto a tutto il resto. Caratterizzare i sette nani fu impresa ardua e complessa: ognuno doveva possedere delle caratteristiche ben precise, caricaturali ma non esagerate, comiche ma non ridicole. E poi tutti gli altri personaggi: stando al lavoro di Creedon la regina sarebbe dovuta essere rappresentata come una vecchia grassa e laida e il principe sarebbe dovuto riuscire come una sorta di clown. Preoccupato per tale approccio Disney ribadì con forza il concetto della realtà come unica lente d'osservazione possibile e lasciò cadere per qualche mese l'intero progetto.
Durante una riunione datata 16 novembre gli sceneggiatori della Disney Inc. apportarono alcune modifiche all'opera. In particolare crearono il personaggio di Cucciolo, inizialmente non previsto o comunque ampiamente sostituibile. Lo sviluppo definitivo dell'opera fu solo merito di Walt Disney che ne uscì vincitore nell'autunno del 1935 dopo un anno di gestazione più o meno travagliata. I personaggi, finalmente compiuti e non più solo abbozzati (con l'intuizione della regina non più grassa ma altezzosa e signorile), apparivano pronti per essere trasposti su carta e successivamente su pellicola anche se il dilemma sul peso da dare ai sette nani all'interno del film persisteva. Il problema si trascinò finanche durante la realizzazione vera e propria del film e furono molte le scene con protagonisti i nani tagliate o semplicemente abortite fin dal loro nascere.
La realizzazione dell'opera durò due anni,dal 1935 al 1937, e fu affidata principalmente ad Albert Hurter. Tutto ciò che veniva disegnato, animato o solo pensato doveva avere, stante dispozioni di Walt Disney, l'approvazione di Hurter."Biancaneve e i sette nani" appare ancora oggi una delle opere più complesse e meglio riuscite degli studi Disney, La celebre favola dei fratelli Grimm trova nuova linfa e nuovo vigore proprio in ciò che a Walt Disney sembrò più complesso: la caratterizzazione dei sette nani, capaci di controbilanciare, senza sbavature di sorta, con umorismo e gag a profusione i momenti drammatici della lotta tra Biancaneve e la strega. L'uso della camera multiplane conferisce uno spessore inusuale (e all'epoca mai visto) alle ambientazioni, uno spessore quasi tridimensionale visto l'uso della profondità di campo presente in tutta l'opera (studi di questi tipo vennero poi messi in pratica addirittura da Orson Welles nel 1942 nel film "L'orgoglio degli Amberson", considerato ad oggi un caposaldo del cinema sperimentale). E tutto ciò che sarà, da qui in avanti, marchio Disney è già ampiamente presente: la simpatia con cui vengono descritti i non umani, il trionfo della morale come evento necessario della natura delle cose, la verosimiglianza dello spazio plastico e del disegno come forma suprema di ogni eventuale slancio fantastico, i colori atti a colorare la realtà per trasportare quest'ultima nel mondo della fantasia, la contaminazione di generi.
La prima si svolse il 21 dicembre 1937 al Carthay Circle Theatre. Al termine della proiezione una standing ovation mise fine a qualsiasi preoccupazione per un fallimento che molti, inopinatamente, avevano annunciato. Tra il pubblico, quella sera, non solo spettatori comuni o semplici addetti ai lavori, ma anche star di calibro internazionale come Charlie Chaplin, Douglas Fairbanks Jr., Ginger Rogers, Clark Gable, Ed Sullivan, Marlene Dietrich, Judy Garland.Il successo popolare fu strepitoso, folle oceaniche riempirono i cinema di mezzo mondo per poter assistere a quello che a molti apparì, più che un film, un miracolo. In Italia venne distribuito con un doppiaggio elegante tendente al macabro (un semplice "Mi sento strana" venne tradotta come "Ho freddo al cuore"). Il fascismo non osteggiò l'uscita dell'opera nelle sale italiane, d'altronde i rapporti d'amicizia tra Walt Disney e Benito Mussolini erano evidenti a chiunque. Nel 1935 i due si erano già incontrati, per una chiacchierata di reciproca stima, a Villa Torlonia a Roma. Nota era la passione del Duce per i fumetti, e con Disney s'intrattenne volentieri a parlare di Minnie, Topolino e Paperino. Voci mai smentite inoltre hanno sempre affermato che "Biancaneve e i sette nani" fosse il film preferito di Mussolini tanto da farselo proiettare, per visioni del tutto personali, più volte nella propria residenza privata romana.
La Disney aveva compiuto il grande passo verso un mondo del tutto inesplorato, aveva osato laddove nessuno fino a quel momento aveva avuto il coraggio di osare. Da qui in poi il cinema d'animazione non verrà più considerato un cinema minore o parente povero di altri generi. E non è un caso se un regista impegnato e complesso come Sergej M.Ejzenstein (autore della celebre "Corazzata Potemkin") si spinse a definire "Biancaneve e i sette nani" il miglior film mai realizzato.
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