Prima Al Stewart, adesso David McWilliams: per quanto mi piaccia considerarmi un cane sciolto che sceglie cosa ascoltare in base ai suoi capricci e poco altro un "suggerimento" di Marc Almond è sempre da prendere sul serio e considerare attentamente; è stata la sua magistrale interpretazione di "The Days Of Pearly Spencer" a farmi conoscere questo cantautore irlandese, un artista evidentemente considerato minore, commercialmente una one-hit wonder e poco più eppure, come spesso mi succede in questi casi, che personalmente non considero inferiore a nessun nome più celebrato.
Ascoltando le canzoni proposte in questa raccolta riesco a capire il perchè di così poca notorietà: tematiche semplici, introspettive, e soprattutto un ampio uso di arrangiamenti orchestrali che in molti potrebbero considerare datati: sciocchezze dico io, le cose belle non hanno tempo, l'eleganza, lo spessore e l'espressività di David McWilliams trascendono qualsiasi discorso di moda, di tecnica, di innovazione et similia. Un finissimo artigiano della canzone d'amore, capace di scrivere dei memorabili, geniali ed efficacissimi pop-minuetti come "For Josephine", "For A Little Girl" e "Marlena", il trasporto emotivo di "Letter To My Love" e l'impeccabile raffinatezza cantautorale di "I Love Susie In The Summer".
L'amore ma anche la malinconia, David McWilliams era in grado di maneggiare questa materia a che a volte viene ostentatamente esibita con tanto di pavoneggiamenti autocompiacenti con una delicatezza da vero maestro, accompagnandola a melodie semplici ed orecchiabili, ad una voce splendidamente limpida e rassicurante, del tipo che non ci si stanca mai di ascoltare. La malinconia è un elemento quasi indispensabile nello stile cantautorale di David McWilliams, un apostrofo agrodolce tra parole semplici e sincere; penso a canzoni come "Born To Ramble", "Harlem Lady", soprattutto "Tomorrows Like Today", che non arriva neanche a due minuti di lunghezza, ha una melodia leggera, accompagnata da un flauto vispo ed impertinente, ed è una delle canzoni più intense e commoventi che abbia mai ascoltato.
"The Days Of Pearly Spencer", "Three O'clock Flamingo Street" e "Lady Helena Of The Laughing Eye", storie di barboni, ubriaconi e puttane, niente di profetico, niente di colto e seminale, soltanto sincerità e arte vera. Quando parla di guerra ("Hiroshima") o attualissimi drammi sociali ("Redundancy Blues") David McWilliams non tira fuori allusioni e metafore roboanti, non si erge a giudice e profeta, semplicemente racconta, con un'efficacia, una partecipazione e soprattutto un'umanita straordinaria, questa è la sua grandezza e probabilmente anche il perchè è stato dimenticato tra le pieghe del tempo.
Su ventidue canzoni proposte in questa raccolta, tra cui si segnala anche una brillante cover di "Brown-Eyed Girl" del connazionale Van Morrison, ottimamente riadattata al suo stile orchestrato e confidenziale, non solo non se ne trova una brutta, soprattutto ognuna di esse lascia dentro qualcosa, una melodia, un ricordo, una riflessione, un sorriso. Citarle tutte sarebbe macchinoso e poco elegante, rimane solo da chiudere il discorso raccomandando vivamente un ascolto a questo artista tanto sottovalutato e meraviglioso, sarà un ascolto emozionante ed anche formativo, per conoscere sonorità di un'altra epoca e soprattutto il lato più umile e gentile della canzone d'autore.
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