David Sylvian e Ryuichi Sakamoto vengono sempre descritti come due artisti complementari, come se l'uno abbia contribuito a dar lustro alla carriera dell'altro e viceversa.
Non è cosí, secondo me Sylvian non fu altro che uno strumento sapientemente usato da Sakamoto.
Non è un caso che proprio oggi abbia letto che la carriera solista di Sylvian sia stata proprio da Sakamoto incoraggiata. Che fra i due ci sia un mare a separarli lo dico a ragion veduta, dopo aver visto entrambi dal vivo.
Lo stesso Sakamoto era consapevole che Sylvian fosse un bravo compositore e niente piú e che la sua carriera solista senza collaborazioni eccellenti sarebbe sicuramente fallita.
Sylvian ha però qualcosa di unico, ha una voce calda e suadente, un aspetto elegante e rarefatto che va al di là del "dandy": è forse l'essenza stessa del "dandy", con il suo stile vagamente retrò da gentleman ambiguo. Sylvian è inoltre ambizioso e ama la sperimentazione, cosa già dimostrata con i Japan.
È dalla collaborazione fra questi due artisti che nasce "Secrets Of The Beehive". L'album è quasi interamente acustico, gli arrangiamenti sono curati da Sakamoto, il canto fa da padrone.
Sylvian sembra accompagnarci in un viaggio, al tramonto, nella malinconia autunnale: non è un caso che proprio "September" apra il disco The sun shines high above / The sounds of laughter / The birds swoop down upon / The crosses of old grey churches / We say that we're in love / While secretly wishing for rain e "Forbidden Colors" lo chiuda My love wears forbidden colours / My life believes in you once again / I'll go walking in circles / While doubting the very ground beneath me / Trying to show unquestioning faith in everything / Here am I, a lifetime away from you.
Fra questi due meravigliosi spazi i motivi di esaltazione sono molteplici, il trasporto di "Orpheus" o il movimento di "When Poets Dreamed Of Angels" ad esempio. Un capolavoro la cui recensione mi piacerebbe comparisse nella sezione "evergreen" quando un giorno su DE-Baser ci sarà.
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