E' incredibile come David Vandervelde in un solo anno abbia realizzato la propria maturazione verso il pop-rock. Chi ha in mente l'esordio di questo polistrumentista di Nashville non potrà mai dimenticare le proprie grida di giubilo nel riascoltare Marc Bolan nel bel mezzo....del 2007!
Già, perché David sfoderava un impatto da psichedelia folksy low- fi accovacciato sul magico tappeto volante verso una terra di unicorni e folletti. Un anno dopo dimenticatevi quella voce straordinaria che avvolgeva di polvere stellata e campanellini un mondo che ha cessato di esistere da quasi quaranta anni. Oggi David ha fatto quel breve ma significativo viaggio da quel tappeto fino al divanetto di casa per stenderci con una manciata di canzoni dal grande respiro pop.
La produzione di Jay Bennett (ex Wilco) riveste di una classe infinita ogni singolo brano che stavolta si regge non solo sulla pur sempre eccezionale voce, ma anche su un accompagnamento di prim'ordine fatto di organo hammond (la stupenda " Someone like you", che sembra scippata a Gorge Harrison), di chitarre westcoastiane (significative "California Breeze" e "Old Turns", con i Byrds dietro l'angolo), di pianoforte che supporta l'ennesimo miracolo vocale (la title track).
Un disco che ci riporta indietro alla rimpianta canzone di autore degli anni settanta, quando in quel campo la faceva da padrone il grande canadese. A proposito di Neil Young, provate ad ascoltare una ballata acustica come "Need for Now" oppure la tirata chitarristica di" Lyin' in Bed" e vi correranno le lacrime agli occhi perché sarete proiettati on the beach a guardare il mare che ancora una volta riesce a lenire le preoccupazioni di ogni giorno. Proprio come questo disco.
Il solito miracolo della musica.
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