Il western è passato da genere di riferimento della cultura cinematografica, a qualcosa di impalpabile, troppo "antico" per poter competere con le mega produzioni che impazzano oggigiorno, in particolare quelle legate al 3d. Secondo questa strana visione della cultura cinematografica odierna, film straordinari come "La proposta" di John Hillcoat oppure "Terra di confine" di Kevin Costner sono passati quasi sottotraccia, in particolare il primo. Ho citato due film relativamente recenti perchè questo genere, sopratutto negli ultimi anni ha subito un'involuzione incredibile, in particolare per quanto riguarda la quantità. Molti produttori non vedono "convenienza" nel finanziare, nel proporre un genere ormai pregiudizionalmente abbandonato in un angolo. E allora "Caccia spietata" (titolo originale "Seraphim falls") è ancora di più un buon esempio moderno per il "genere della frontiera".

Nel film di David Von Ancken non siamo di fronte all'ennesima diatriba tra americani e nativi, ma torniamo ad uno dei temi più famosi del genere stesso: la vendetta. La battaglia è tra due personaggi: Gideon (Pierce Brosnan) ex capitano dell'esercito americano che senza saperlo uccide l'intera famiglia del ribelle Carver (Liam Neeson). L'inevitabile risvolto narrativo è l'inseguimento che Carver tenta nei confronti del suo nemico.

Von Ancken riesce con una buona dose di naturalezza a creare un film genuino, visivamente freddo nella prima lunghissima sequenza nel bosco (dove ci ritroveremo fin da subito alle prese con delle sequenze piene di "azione") e la seconda parte della pellicola, che sarà invece incentrata in location decisamente più calde, fino a giungere nel deserto. Una vicenda che riesce a ben mescolare la violenza (non fine a se stessa) di alcuni spezzoni, ma che allo stesso tempo sa anche dosare i momenti più drammatici, che si posizionano a meraviglia in un film dall'andamento "classico". Infatti fin dal tema della vendetta e poi dell'inseguimento attraverso lande sperdute, si riaffaccia la voglia di classicità che non il film, ma il genere stesso si porta dietro. Non siamo di fronte alla ricercatezza cromatica e raffinata di "L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford", ne tantomeno vengono toccati lidi metafisici/esistenziali come in "Dead man". Caccia spietata è un film più "ragionato", incanalato verso binari ben precisi, dove il fulcro narrativo è rappresentato dal binomio Brosnan/Neeson.

Ciò non toglie comunque i lati negativi del lavoro di Von Ancken: per molti infatti, la scelta di iniziare subito con "troppo movimento" ne ha condizionato il divenire filmico, costretto poi a rimanere sempre su alti livelli di adrenalina a causa di un incipit fin troppo lanciato. Ma ciò che più si potrebbe obiettare al film è la "non" precisa caratterizzazione di alcuni personaggi, in particolare due su tutti. Uno è rappresentato dallo strano "guardiano della fonte" e l'altro è la venditrice ambulante interpretata da Anjelica Huston, che apparirà soltanto nei minuti finali, proprio nel momento in cui tutti si aspettano lo scontro decisivo. Infatti, da buon western, Caccia spietata termina con il conflitto finale tra i due "contendenti". Forse lo spettatore può rimanere deluso da un finale che si era già compreso ma che unitamente al messaggio pacifista che porta con se e ad uno splendido flashback finale emotivamente interessante, rende quello che doveva essere un anonimo western, un piccolo gioiellino per gli amanti del genere.

Voto 3 e mezzo.

"Nessuno può difendere nessuno in questo mondo".

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