Il bagliore di un camino, una casa in un paesaggio di lago, i racconti dei nonni, le feste paesane, gli abitanti di quei piccoli paesini di una volta, queste sono le immagini che percepisco nell'ascoltare "Brèva e Tivàn".
Un album che da a chi lo ascolta: calore, affetto e quel pizzico di buon umore tipico delle canzoni di Van De Sfroos.
Sonorità che vanno dal country al valzer, da ritmi quasi reaggeggianti a ritmi tipici di balere, fino al folk.
Le canzoni entrano nelle orecchie dell'ascoltatore come propri e veri racconti: da un insolito duello westerniano ambientato ai giorni nostri, al colpo di fulmine di un contadino nel vedere una donzella che balla, una rivisitazione comica della storia di Guglielmo Tell, nonni bionici e fiaschi elettroalcolizzati, cau boi dei tempi moderni che vanno a Milano per fare conquiste ed affari nei giorni di ferie.
Molto romantica la tromba che introduce "La nocc", anche se il brano non ha nulla a che vedere con il romanticismo ma è una didascalia sarcastica della notte, condita dall'ironia tipica dei testi di Davide; "arrivano i fantasmi con i reumatismi, arrivano i vampiri senza denti".
Il cantautore comasco lascia spazio anche a canzoni più serie, sentimentali e meno spensierate, come "Hoka hey", dove viene narrata la tragedia vissuta dai pellerossa nel massacro di Wounded Knee (brano che personalmente ricorda molto "Fiume San Creek" di De Andrè per la tematica trattata).
Poesia in quella che forse è la canzone più famosa di Van De Sfroos "Pulènta e galèna frègia", il cantautore si trova da solo in una stanza e i ricordi di quand'era bambino riaffiorano nella sua mente, qui è la fisarmonica a farla da padrona per tutto il pezzo.
Davide Van De Sfroos cantando nel dialetto laghè, porta in giro per l'Italia le abitudini, le usanze e la vita della sua terra, per questo non solo è apprezzato da chi capisce il suo dialetto ma anche da coloro che non lo comprendono e non lo parlano.
Questo a mio parere è il miglior lavoro dato alle stampe dal buon Davide, è datato 1999 ma alcuni pezzi come "Cyberfolk", "La balera" e altri vengono ancora riproposti dal vivo, diventando così veri e propri cavalli di battaglia.
Un disco che con la sua umiltà si merita un 5/5.
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