Non so perché ma i De Rosa li ho sempre considerati gli sfigati della scuderia scozzese della Chemikal Underground. I De Rosa eran quelli che, dopo l'album d'esordio "Mend" del 2006, aprivano i concerti ai Mogwai o agli Arab Strap e, dopo il secondo lavoro "Prevention" (2009), pure ai Doves. Poverini, pensavo, questi sono "qualcuno" e pubblicano album solo perché hanno gli amici giusti. Nel 2009 decidono di mollarsi (vedi, mi dicevo, avevo ragione a pensarli sfigati) per poi tornare sui propri passi nel 2012 e ripresentarsi al grande pubblico solo nel 2016 con "Weem", un lavoro ben fatto e ben confezionato pubblicato con la Rock Action Records.

Una bella sorpresa, 11 pezzi sospesi nelle più classiche atmosfere british tendenti al folk anni '70. Suoni puliti, melodie per nulla scontate o banali, canzoni morbide e rilassate. Un lavoro curato nei minimi particolari senza una nota fuori posto, nulla d'innovativo o trascendentale ma che si fa ascoltare volentieri più e più volte. Per chi apprezza il british rock, quello dei Travis o dei Doves, per chi adora il britpop più soft e meno tirato dove le tastiere saltano fuori spesso e le chitarre sono arpeggiate, leggere ed eteree come le nuvole grigie che, spinte dalle brezze atlantiche, attraversano i cieli scozzesi.

Me lo ripeto spesso, MAI avere pregiudizi, soprattutto musicali. MAI lasciare libero arbitrio al cervello di elaborare opinioni basate su scarse conoscenze o su convinzioni errate. MAI dare degli sfigati a un gruppo che non si conosce.

Spero, con questa pagina, di poter ottenere il vostro perdono, cari De Rosa. E, come penitenza, mi auto-infliggerò di ascoltare le vostre vecchie uscite. Potrà bastare?

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