Creature oniriche, paesaggi allucinati ed allucinanti, simboli fantasiosi che prendono vita, caotiche scene d'un mondo immaginario, forme concrete di suggestioni ed inquietudini. Jeroen Bosch può apparire un elemento atipico se confrontato con gli altri artisti fiamminghi, fedeli nel rappresentare il contesto borghese e cittadino in cui vivevano. Ma l'esteriorità non lo interessa, la conoscenza della superficie non lo soddisfa ed impiega le sue energie nell'indagare l'umano in profondità, frugando nell'intimo della coscienza, desideroso di portare alla luce il marasma emozionale che si cela al suo interno. Concentrato dello spirito medioevale e gotico che continua ad imperniare la cultura rinascimentale centro-europea, differente nei valori al "classicismo" italiano, espressione del sommesso malessere, oramai pronto ad esplodere, dell'Europa pre-Luterana, Bosch rende i suoi lavori il sunto dell'analisi compiuta. La sentenza è netta. Ci si avvia ad una crisi. Si scivola lentamente nella corruzione.
La sperimentazione musicale dei Dead Can Dance s'evolve secondo una linea che può essere messa in parallelo con la storia degli ultimi 1000 anni, con frequenti e felici episodi di perfetta sintesi tra periodi, sensibilità e contenuti diversi, tra loro anche molto lontani nel tempo. L'utilizzo d'una "strumentazione d'epoca" e le doti vocali di Lisa Gerrard e di Brendan Perry sono, sotto l'aspetto formale, gli elementi fondanti di "Aion", album del 1990, ma idealmente e musicalmente collocabile tra medioevo e rinascimento. Un album che, pur non raggiungendo nel complesso il valore di lavori precedenti ("Spleen and Ideal" e "The Serpent's Egg"), costituisce concettualmente un avanzamento, se non addirittura un compimento, nel cammino percorso dal duo australiano. In copertina, un particolare tratto da un trittico di Bosch.
"Il giardino delle delizie" è un'allegorica raffigurazione della decadenza morale e dello smarrimento spirituale dell'uomo, infarcita d'immagini e simboli fortemente radicati nella tradizioni medievale e nella pratica alchemica. Un grido, carico di contrizione, scagliato in alto, con forza e passione. Un grido che può essere espresso anche da eterei madrigali, da cori solenni o da limpide ballate. Con grazia. E spiritualità.
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