Poche volte ho pianto ascoltando un album, una canzone; poche volte mi sentii vibrare il corpo di enorme gioia e divino piacere, colpito da un dolcissimo orgasmo dei sensi. Piansi quando Lou Reed, la cui voce di norma tuona dura e indifferente, mostrava i primi commoventi segni di debolezza quando in "Heroin" si abbandonava alla droga con una risata esasperata e inquietante: I have made a big decision/ I gonna try to nullify my life... It's my wife, it's my life, ah-ah E ti veniva da gridare, da urlare con tutte le tue forze: combatti, Lou, forza, COMBATTI!!! Piansi, poi, quando ascoltai per la prima volta "Atrocity Exhibition", quando Ian Curtis ripeteva ossessivamente e continuamente This is the way: step inside, this is the way: step inside... - e tenete conto che all'epoca non conoscevo la storia per intero, ossia la sua tragica fine che ormai tutti sanno. Piansi, poi, quando Captain Beefheart in "Trout Mask Replica" si dilettava in numerosi gargarismi e in folli guaiti, oppure quando la candida e smorfiosa vocetta della Fraser cinguettava versi sconclusionati e giulivi in "Caroline's Fingers", o ancora quando Nico mostrava la sua solennità e la sua voce ferma in "All Tomorrow's Parties".
Piansi, infine, quando ascoltai "The Serpent's Egg", qui più di tutti.

E' questo il mio album preferito degli intramontabili Dead Can Dance. I veri motivi? Non so, forse le calde e febbrili melodie della Lisa in "The Host of Seraphim o in "The Writing of My Father's Hand" o ancora in "Orbis de Ignis", in cui avvertii una quiete quasi sacrale, o per la voce calda e sognante di Brendan nella surreale "Severance" o in "Ulyses", superba ballata. Ma il motivo vero è che solo qui avvertii quel brivido, quel fremito, quell'emozione in cui tutte le gioie di questo mondo si sprigionavano in un gigantesco scoppio di luce. Più di così non so dirvi altro, mi spiace.

Avrei potuto anche qui, come normalmente faccio, buttarvi addosso un sacco di date, di aneddoti e di esaminare freddamente le singole canzoni una per una del tipo "Questa è bella, questa no, questa così così...", ma non ce l'ho fatta, perché "The Serpent's Egg" è un unico brano, un unico celestiale pezzo d'Arte in cui emozioni e rumori s'intrecciano in un'unica, sola cosa. Non c'è null'altro da dire, se non questo: provate ad ascoltarlo e poi rispondete a questa semplice domanda: avete pianto?

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