Non avendo visto nessuna recensione riguardante questo disco mi sono permesso di postare il mio parere da immenso ignorante in materia, sperando di non fare infuriare con boiate galattiche chi ne sa più di me.
Frankenchrist dei Dead Kennedys, datato 1985, è un album che, pur secondo me perdendo in immediatezza rispetto al loro esordio-capolavoro e al grandioso seguito, porta davvero alla luce la capacità del gruppo di re-inventarsi, innestando su basi solide come le loro tematiche e il loro stile collaudato degli elementi che comunque testimoniano un' evoluzione sul piano musicale.
Biafra & Co. concentrano ancora una volta tutta la loro denuncia verso l'intero sistema e le strutture socio-politiche Americane andando a toccare gli aspetti più disparati -alienazione, conformizzazione, corruzione, povertà - rimanendo quasi sempre lucidi e mirati nella loro critica, dico quasi perchè Jello l'ho trovato sinceramente meno immediato e demonico rispetto ai primi lavori ma quasi più "imbrigliato" dalla struttura stessa delle canzoni, perfino criptico in qualche sua denuncia.
I quattro partoriscono brani distopici e distorti che portano il loro messaggio non con uno schiaffo secco come era accaduto per le canzoni dei due album precedenti, ma per mezzo di cavalcate punk dalla lunghezza anti-punk o per lo meno anti-hardcore quasi per definizione, contraddistinte da riff che si ripetono incessanti e, a volte, anche da repentini cambi di ritmo. In questo senso sono da menzionare "Soup is Good Food", "This could be anywhere" e la marziale e alienante "At my Job". Nonostante tutto rimangono strascichi di hardcore puro in "Hellnation" e "Jock-O-Rama", probabilmente le più immediate, incalzanti ed energiche canzoni dell'opera.
A volte si perdono nei meandri del loro stesso incedere, vedasi la pur instancabile "Stars and stripes of corruption", in cui Jello regala una delle sue analisi più lucide, sentite, e dissacranti (e lunghe) dell'intero sistema e modo di pensare made in USA; o, ancora, "A growing boy needs his lunch", che associa un testo cripitico a un sound molto dark. Discorso a parte è da fare per quello che per me è il capolavoro dell'album, uno degli attacchi più meravigliosamente feroci al mondo falso e ipocrita dell'industria musicale insieme alla celeberrima "Pull my strings"; "MTV get off the air".
Una canzone che amo dall'inizio alla fine, in cui toni dissacranti e parodistici si mischiano a una rabbia sincera, in cui viene affermato qui più che mai che bisogna "Forget honesty, forget creativity", perchè "The dumbest buy the mostest\that's the name of the game". E come si fa a resistere al beat iniziale con annesso coretto di voci marmocchiose, alla voce fanfarona di Jello che irrompe, alla chitarra lacerante di East Bay che sembra vomitare addosso tutta la rabbia del pezzo e del gruppo su tutti i benpensati dell'industria musicale, alle trombe? Vogliamo parlare delle meravigliose trombe che irrompono nei minuti finali? Brano epico nel vero senso della parola, una delle tante gemme della discografia dei DK.
In definitiva un album che amo meno dei primi due ma che è comunque imprescindibile per comprendere a pieno e la parabola musicale del gruppo e il pensiero Biafrano in tutto il suo insieme.
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