Ci sono e ci sono stati, tra tutti i generi musicali, valanghe di dischi a tematica politica e sociale infarciti di retorica. Di quelli che al primo impatto sembrano colorati di un bel rosso-fuoco (o nero-pece) ma che visti in controluce svelano i riflessi verde-BenjaminFranklinvecchiaemissione. E poi c'è Let's Get Free dei Dead Prez, disco a cui è impossibile trovare incoerenza, visti i divulgatori che l'hanno partorito nel 2000: M1 e stic.man, duo di MCs attivisti radicali, afrocentristi e discretamente razzisti.
Ma è giusto che siano le canzoni, o meglio i testi, ad inquadrare la serietà della faccenda. Perchè è un lavoro talmente compatto ed identitario che non è possibile trovare doppi significati a rime che si spiegano da sole. Te le sparano in faccia senza mezze misure. Se sei bianco non pensare di metterla sulla polemica perchè questi non sono argomenti dedicati a te. Se sei bianco e fai parte dell'Establishment non pensare di metterla sulla polemica perchè questi sono argomenti contro di te.
" they schools can't teach us shit
my people need freedom, we tryin to get all we can get
all my high school teachers can suck my dick
tellin me white man lies straight bullshit "
Ti mettono subito in chiaro chi sono ("I Am a African"), che cosa vogliono ("We want Freedom") e le questioni che non funzionano ("They Schools", "Police State", "Animal in Man"). Per fugare ogni dubbio sulla loro posizione all'interno del mondo musicale (il pezzo si intitola semplicemente "Hip Hop") sputano altre rime su come "la vita reale sia qualcosa di più importante di tutti questi dischi finti, nei quali i poveri diventano miliardari e la mia donna trattata male" e ancora "se sei un combattente che infiamma le folle, o solamente uno che vuole stonarsi e basta, non aver paura di dirlo nei tuoi dischi. Ma se invece sei un bugiardo, con l'uccello in calore [...], guarda che ti sgamo quando ascolto il tuo disco". Per concludere inesorabilmente con "Mi sono rotto il cazzo di tutto questo scenario rap e RnB fatto di finti criminali che occupano le radio tutto il santo giorno. Sempre le stesse scenette nei video: è un materiale monotono. Ma voi non mi sentite, vero?".
Il tutto è accompagnato da basi scarne improntate su ritmi percussivi. Le produzioni sono tutte loro, coadiuvate da Lord Jamar (dei Brand Nubian, e il cerchio si chiude) più Kayne W in una canzone.
Senza fronzoli e orpelli. Senza trovate divertenti o ironiche. Il disco è serissimo dall'inizio alla fine. E non ci sono dubbi, non potrebbe essere altrimenti.
" nigga the red is for the blood in my arm
the black is for the gun in my palm
and the green is for the tram that grows natural
like locks on africans
holdin the smoke from the herb in my abdomen "
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