Nostalgia per i tempi che furono. Un mantra per tutti quei riti quotidiani che davamo per scontato, ormai spariti, se non nelle menti di chi un po' forse riesce a ricordarsene.

Matite e cassette non hanno molto in comune tra di loro se si fa parte della generazione dello streaming. Ci si trova di fronte a una consuetudine morta, svanita nel tempo, ma simbolo di una realtà che sembra lontana anni luce, pur non essendo così distante. Questi Dead Rituals di “Broken Memories” guardano a questo passato vicinissimo, eppure lontanissimo: sembrano quasi una versione più irrequieta dei Cure di “Disintegration” - ma non si tratta solo di un’operazione nostalgica.

Il sound cambia direzione a metà del pezzo, con una voce femminile, e una contemplativa coda strumentale che svanisce lentamente, in netto contrasto con la batteria primitiva dell'introduzione. Uno dei punti salienti di questo EP è proprio il connubio tra il vecchio e il nuovo: non si tratta di revival, ma di contestualizzare varie influenze, trasformandole in qualcosa di più personale.

C’è un’estetica più contemporanea nel secondo pezzo “Slow Down”, che si azzarda a giocare con synth, drum-machine, e tempi dispari. Il contrasto tra le percussioni iperattive e gli strumenti melodici sparsi crea un effetto onirico, lasciando spazio alle aspirazioni più cinematografiche del suono del gruppo. C’è anche spazio per la chitarra acustica su “When The Lights Are Out”, che mi fa pensare a personaggi come Elliott Smith, e ancora ai Cure, specialmente per quanto riguarda le linee melodiche e i suoni atmosferici che pervadono il pezzo. Per avere solo tre canzoni questo EP ha delle inclinazioni molto diverse, se non addirittura indecise su quale direzione prendere.

Questo più essere sia il pregio, sia il punto debole di questo dischetto, che comunque riesce a dare consistenza a tutti questi suoni diversi grazie alla buona produzione.

Carico i commenti...  con calma