Prendete un bicchiere e riempitelo del vostro vino preferito. Ora prendete sigaretta e accendino e iniziate la lenta attività aspiratoria che danneggerà i polmoni. Inserite "Pale ravine" dei Deaf Center e sistematevi bene perchè sarà un viaggio breve ma molto molto intenso.

Erik Skodvin e Otto Totland.

Due nomi che vi diranno poco o niente. Personaggi abbastanza sconosciuti. L'importante è far parlare la "musica", anche se trovo difficile definire il contenuto di Pale ravine come "musica". Infatti quando si parla di ambient e per di più quando si è davanti ad espressioni così intimiste e rarefatte, parlare di musica mi suona un po' fuori luogo.

Il duo norvegese si cala con placida calma in un mare infinito di richiami sonori appena accennati e sussurri lugubri degni di una colonna sonora per l'inferno. Dodici tracce ammantate di un velo nero impenetrabile, un sudario pesantissimo da cui diventa difficile tirarsi fuori non rimanendo affascinati da suoni che descrivono le sembianze di un mondo in preda alla sofferenza. Basterà l'oscurità di "Lobby", le venature romantiche di "White lake", i sussurri orrorifici di "The clearing" a farvi innamorare di questo mondo crepuscolare di Pale ravine.

Il bicchiere di vino è ora vuoto, la sigaretta finita. Basta far ripartire tutto dall'inizio e ricominciare questo viaggio all'insegna di luoghi sinistri, nebbie e angoli sconosciuti.

1. "Lobby" (3:01)
2. "Thread" (3:39)
3. "White Lake" (6:35)
4. "Path To Lucy" (4:54)
5. "Stone Beacon" (3:28)
6. "Weir" (6:34)
7. "Loft" (4:15)
8. "Thunder Night" (4:28)
9. "Lamp Mien" (3:58)
10. "The Clearing" (4:13)
11. "Fog Animal" (4:24)
12. "Eloy" (2:15)

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