Questo 2016 è un anno di thrash metal. Tra nuovi lavori di Metallica, Anthrax, Megadeth, Testament, Kreator e Destruction (solo per citare i più conosciuti), per gli amanti del genere c'è tanta carne al fuoco, anche se va detto che la verve di gruppi d'annata del genere non è più la stessa e la qualità delle nuove uscite in moltissimi casi delude le aspettative. D'altronde gli anni '80 e '90 sono ormai trascorsi e il metal sta attraversando il periodo declinante, soprattutto a livello qualitativo, della propria offerta. Un quadro fosco da cui i Death Angel tentano di tirarsi fuori, partorendo un album che riappacifica con il buon vecchio old speed thrash americano dei tempi che furono.
Nelle attese di questi nomi che hanno fatto la storia spesso si raccolgono solo delusioni. I decenni passati e la storia, non bastano da soli a tenere alta l'asticella della qualità e sono innumerevoli i casi di molti dischi dei "grandi nomi" che hanno completamente floppato. Questa volta i Death Angel non sbagliano e "sfidano" i Megadeth, tornati con "Dystopia" ad un disco valido come non rilasciavano da tempo. La band di Cavestany e Osegueda (uno dei migliori singer thrash ancora in circolazione) sforna un cd che supera il pur buono "The Dream Calls for Blood" (2013).
Ora, i Death Angel non hanno la minima pretesa di fare altro rispetto alle coordinate che hanno sempre seguito in carriera. Le sperimentazioni non sono mai state nel loro orizzonte, sebbene qualche tentazione nu metal nel periodo post reunion. "The Evil Divide" è un po' un concentrato del loro sound, un thrash metal sempre in bilico tra i ritmi più sostenuti dello speed e la ricerca melodica di un heavy più canonico. Queso lato è enfatizzato da "Lost" brano preziosamente costruito, classico ma efficace, alla stregua della splendida "Father of Lies", dove di nuovo emerge il connubio thrash/heavy. Interessante anche lo scambio di soli in contrapposzione stile maideniano. Eppure è ancora lo speed il vero elemento caratterizzante della loro anima, quel ritmo forsennato che riporta alla memoria il debutto "The Ultra Violence" e che probabilmente rimane il loro miglior lavoro, mai più eguagliato. I Death Angel spingono sull'accelleratore e procedono all'opposto di altre realtà del genere, dove ormai prende piede con sempre maggior forza un ritmo che decellera e dei minutaggi spesso veramente insostenibili. Prendete brani come "Cause for Alarm", l'impazzita "Hell to Pay" o "Breakway", che se ne vede bene dal concedere pause e rallentamenti. Via in discesa senza freni al ritmo di un headbanging che torna automatico dopo tempi bui. I Death Angel sembrano avere un'impellenza compositiva che non dimostravano da anni e che per quanto di impianto classico, mantiene una forza e un livello qualitativo che non stona con la ripetitività della formula. Una pecca di "The Evil Divide" è forse la mancanza di una vera "hit" che sappia auto-incorniciarsi come anthem. "Hatred United/United Hate" si candida seriamente per essere il miglior pezzo del disco, ma manca qualcosa per diventare un "inno" di questo preciso momento storico del gruppo.
I Death Angel sono nati in un periodo in cui inevitabilmente erano "succubi" di altri giganti che li fagocitavano. Oggi, a 30 anni di distanza dalla prima uscita, loro sono arrivati con il fiato meno corto di altri e mostrano un'attitudine che tanti stanno invece perdendo. Non sarà un lavoro che riscrive il genere, ma già la mancanza di quei suoni plasticosi in favore di un approccio più "old style" è il segno di una genuinità che non dispiace.
7,5
Carico i commenti... con calma