Pervaso da un'afflato decadente e pessimista "Nada!" segna una svolta importante nella carriera della morte in giugno, preceduto da dei primi capitoli discografici tutti caratterizzati da una forte componente marziale e percussiva unita a movenze post-punk dark già traboccanti di personalità ed inventiva, con "Nada!" la band di Douglas Pearce innesta sonorità elettroniche ed accenni neo-folk alle tessiture sonore scure ed ombrose della band.
Il gruppo ridotto a due elementi (Douglas Pearce e Patrick Leagas) era recentemente rimasto orfano del bassista e compositore Tony Wakeford, era il 1985 e "Nada!" avrebbe aperto un nuovo corso nella storia dei Death In June, l'iconografia bellica ispirata al nazionalsocialismo tedesco adottata dalla band si era ampliata e non furono poche le critiche, le accuse e anche i boicottaggi da parte di persone che non coglievano lo spirito neo decadentista dei musicisti, una sorta di cartolina sfocata dei tempi della seconda guerra mondiale, tempi in cui l'europa bruciava sotto i bombardamenti; un'estetica marziale - decadente ispirata anche da film di culto come "Il Portiere Di Notte" o "La Caduta Degli Dei".
Le movenze epiche e battagliere dell'iniziale "The Honour Of Silence" innestano epifanie inebrianti e atmosfere gravi, la voce di Douglas P. si staglia fiera su arpeggi chitarristici acustici e innesti trombettistici trionfali, il tutto soggiogato da possenti percussioni e tamburi di guerra "i suoi occhi erano l' inverno (...) lacrime di sudore piangono dal tuo corpo, forza e crudeltà nella tua gentile natura". "The Calling" è dominata dall'elettronica e dal battente pulsare della drum machine, raggiunta da fosche melodie sintetiche e dall' intensa interpretazione vocale di Leagas "pulisciti dalle lacrime e asciuga i tuoi occhi, viviamo nella paura ed in ebbre bugie" questo album per i Death In June oltre a rappresentare un'importante punto di svolta a livello musicale rappresenta anche il capitolo più tipicamente "ottantiano" della band sia a livello di sound, sia per l'inflessione sinth-pop dei brani più marcatamente elettronici. "Nada!" esplora anche territori che Douglas P. varcherà in solitudine nel prossimo futuro, "Leper Lord" ne è la prova, anche se concentrata in poco più di un minuto mostra già a pieno gli elementi neo-folk prossimi a venire, sorretta com'è dalla chitarra acustica e dalla profonda timbrica vocale di Douglas in primissimo piano "signore della lebbra, fa che gli angeli piangano" le ipnotiche e oscure partiture elettroniche di "Rain Of Despair" portano a scenari tesi e urticanti, con una nenia disperata intonata in falsetto da Douglas "nella tua vita niente ha valore, tutti i tuoi progetti crollano". In "Foretold" le ritmiche sintetiche si dilatano e si narcotizzano, l'incedere lento e costante delle ritmiche e l'afflitto canto vengono immerse in dilaganti e cupe onde di suono meditativo, quasi statico "il vecchio guarda con occhi stanchi alle facce opache di vite ritorte, vite di menzogna".
La strada futura che intraprenderà la morte in giugno è evidenziata con ancora più forza in due diademi oscuri come "Behind The Rose (Fields Of The Rape)": "in terra straniera, in un tempo sconosciuto, venne l'ora della mietitura (...) questa era la vita e questi gli orrori", e l' esoterica "She Said Destroy": "in quella oscurità frantumata e sanguinante lo spezzarsi del collo (...) lei disse distruggi, nell' oscura new york", tutti e due i brani vantano la collaborazione per la stesura delle liriche di David Tibet, geniale mente dei Current 93 che da quest' album in poi collaborerà con Douglas per oltre dieci anni. Questi due brani iniettati da crepuscolari arie dal sapore neo-folk avanzano tra ritmiche secche, chitarre acustiche e slanci vocali di un Douglas P. ispirato e poetico, il ritorno ad atmosfere elettroniche di "Carousel" è infiammato da vertiginosi caleidoscopi melodici tristi ed abbattuti, dove il canto sofferto di Pat Leagas (che lascerà la band di li a poco tempo) si marmorizza sulle ritmiche pulsanti "lei mi sorrideva con occhi di pietra(...) come insetti senza ali, nati per strisciare". Una delle pietre dello scandalo che valse ai Death In June accuse di filo-nazismo fu sicuramente "C'est Un Reve", una tellurica bordata para-industriale avente come argomento la prigionia dell'ex capo della Gestapo Klaus Barbie "dov'è Klaus Barbie, è nel cuore, è nel cuore nero, la libertà è un sogno", il brano viene cantato in francese e si dimena tra battiti marziali e sferzate sintetiche torrenziali fino a sfumare tra rumori di sottofondo di vecchie radio, l'improvviso materializzarsi di una melodia al carillon trasudante malinconia e rassegnazione segna le ultime battute di "Nada!" e le prime note di "Crush My Love", un'intensa gemma sospesa tra la luce ed il buio, tra terra e cielo "un sogno spezzato, sospeso sopra la vita, non provo dolore, non provo nulla".
"Nada!": il canto dell'aurora, la decadenza, il nulla.
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