Grandissimo personaggio Chuck Shuldiner, il vero padre del death metal, capace di comporre a soli 15 anni "Scream Bloody Gore", da considerarsi la genesi di questo genere, per dare poi alla luce altri pilastri sia di death puro, grezzo e diretto come "Leprosy" e di quello più ragionato, tecnico e a tratti filosofico come "Spiritual Healing", "Human", Individual Thought
Patterns", "Symbolic" e "The Sound Of Perseverance", rivoluzionando da solo in poco più di dieci anni la storia del metal, sia con I Death che con i Control Denied con i quali ha scritto "The Fragile Art Of Existence"... A volte rimango schokato quando mi viene da pansare come un uomo del genere fosse stato in grado di riuscire a vedere la musica e cambiarla nel suo modo tutto particolare e rimango ancora più allibito quando apro i miei cd e leggo la frase "All music and lyrics by Chuck Shuldiner"

Purtroppo, dopo una lunga lotta contro il tumore, il 13 dicembre 2001 questo grande uomo ci ha lasciato, creando un vuoto incolmabile nei cuori dei suoi sostenitori. Molti soni stati i tentativi di salvarlo, tra cui voglio ricordare l'uscita di due live: "Live in L.A." e "Live in Eindhoven".
E' proprio quest'ultimo che vorrei accingermi ad analizzare, il concerto tenuto dai Death al Dynamo Open Air della città Olandese nel 1988. Purtroppo la Nuclear Blast, che lo aveva stampato sia in cd che dvd per raccogliere fondi per spesare le cure mediche a Shuldiner, si è decisa di metterlo in commercio solo tre anni dopo la sua registrazione, a pochissimi mesi dalla morte di Chuck, e ciò succede quando un'ettichetta tiene innanzitutto ai soldi, invece di curarsi dei musicisti che glieli fanno procurare.
Vorrei ricordare subito che questo era il primissimo concerto tenuto dalla band da due anni a quella parte, dopo il temporaneo scoglimento avvenuto nel 1996 e sul palco di Eindhoven si esibiva la nuovissima line-up fresca della registrazione di "The Sound Of Perseverance", quindi non mancano di certo gli errori da parte di tutti i membri, ma in generale il live non sembra risentirne, anche se la produzione non è delle migliori.
La scaletta è molto simile a "Live In L.A.", anche se qui l'album più saccheggiato non è più "Symbolic" ma "Human", dal quale vengono tratte metà delle canzoni. Come di consueto ad aprire le danze ci pensa "The Philosofer", che scalda a dovere il pubblibo olandese e che seguita a ruota da "Trapped In A Corner" chiude le canzoni tratte da "Individual Thought Patterns"... Certo, si sente un casino che manca Steve D. al basso, ma non è di certo questo che abbassa il livello del disco. Arriva ora il momento dell'immancabile "Crystal Mountain", suonata veramente molto bene, anche perche secondo me il nuovo cantato di Chuck le se addice molto bene, cosa che in mia opinione non vale per le canzoni di "Human", come il pesante duetto formato dalle splendide "Suicide Machine" e "Toghether As One", dove sicuramente il vocione più caldo che aveva Evil Chuck calzava perfettamente con i riffoni granitici delle songs...
Dopo la bella "Zero Tolerance" arriva l'ora della sensazionale "Lack Of Comprehension", mastodontica dalla prima all'ultima nota, che lascia lo spazio a un bellissimo momento, dove Schuldiner annuncia la prima canzone tratta da Perseverance, che non essendo ancora uscito veniva sentito per la prima volta dai fans, che per l'occasione si sono ammutoliti ascoltando attentamente gli oltre otto minuti di "Flesh And The Power It Holds", veramente una figata.
Giunti verso la fine sentiamo che la batteria di Richard Christy, che accompagnerà Chuck nei Control Denied apre la bellissima "Flattening Of Emotions", a mio avviso una delle loro migliori canzoni di sempre, che lascia il posto ad un'altro pilastro del nuovo disco qual'è "Spirit Crusher", che da veramente un'altro sapore al live.
Ma secondo voi si poteva finire così? No assolutamente, manca, indispensabile come l'aria per la chiusura dell show la grandissima "Pull The Plug", ormai abituata a ricoprire questo ruolo, che rappresenta la vera ciliegina sulla torta...

In conclusione, sarà inferiore a "Live In L.A.", però ogni volta che lo ascolterete sarete sicuramente piacevolmente sorpresi da come questo disco riesca a trasportarti direttamente tra la folla che poga alle note suonate da una delle band più grandi della storia, con un sorriso, ma anche con una lacrimuccia che scende, sapendo che ormai non potrete più assaporare dal vivo i mitici Death, guidati da quel signore dhe non è altro di Chuck Shuldiner...

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