Mi sono reso conto di trovarmi alle soglie dell’assurdo quando ogni mio tentativo di razionalizzare è stato soffocato da un senso di angoscia eviscerante e la mia sola ed unica facoltà era quella di iniettarmi avidamente aria nei polmoni perchè il mio povero cuore sembrava aver perso ogni logica ritmica, contorcendosi isterico per sradicarsi dal petto.

Allora ho capito che, in fondo, non valeva la pena di abbandonarsi alla rassicurante comodità del raziocinio. Così ho avvelenato il mio stesso senno lasciando che gli incubi più spaventosi e ancestrali partoriti dall’uomo sgorgassero dalla musica in un delirio di vampe e schegge impazzite. In breve non era rimasto più nulla del mio mondo; tutto veniva restituito al silenzio, alla malattia mentale, all’inconcepibile.

Poi è stato come se un fosfene infernale mi ustionasse la vista e un cerbero idrofobo guidasse il mio passo straziato tra selve di rovi e aspidi, verso una fine ignota persino a Dio stesso.

Ero rimasto solo io, e i demoni di Paracletus popolavano il mio sonno senza riposo.

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