Questo è uno dei migliori episodi che ci siano mai stati nel black metal; "Si Monvmentvm Reqvires, Circvumspice" (2004), partorito dalla mente dei fantomatici e pressoché anonimi Deathspell Omega della Norma Evangelium Diaboli, è a tutti gli effetti un capolavoro del genere nonostante le evidenti influenze avantgard e, soprattutto, religious. Dopo i primi due album sicuramente buoni ma ancora troppo grezzi e fedeli ai canoni del classico black, la band, come dichiarato dallo stesso Mikko Aspa nell'intervista su Ajna Offensive, decise di distaccarsi da quel filone musicale ormai sovrappopolato e già battuto in abbondanza per quindici anni da innumerevoli gruppi che col passare del tempo sono divenuti nient'altro che la fotocopia caricaturale di sé stessi. "SMRC" è quindi la svolta verso la definitiva affermazione di una geniale e raffinata band in grado di andare oltre i classici schemi tradizionali oramai consumati e sbiaditi dal tempo.
È un (lungo) album ustionante e allo stesso tempo raggelante, ogni singolo brano riesce a creare un'atmosfera sacrale e sulfurea tutta sua sebbene gli strumenti utilizzati siano quelli di sempre: chitarra, basso, batteria e voce, con tanto di cori gregoriani presenti in tre o quattro episodi. I riffs sono a volte taglienti e sferzanti, altre volte tondi, pieni e morbidi come il pongo; nel primo caso possiamo citare canzoni come "Hetoimasia" e la memorabile title track, la prima forse più contenuta ma dotata di un main riff che quasi ricorda i rintocchi di una campana e caratterizzata da uno sviluppo incalzante e sempre più vorticoso, mentre la seconda ci viene direttamente sbattuta in faccia senza troppi complimenti come una spranga di ferro rovente: tutta la potenza viene caricata da un batterista tanto furioso quanto versatile e mai noioso, per poi concludersi gli ultimi minuti dove prendono il sopravvento un arpeggio solenne, marcio e netto e un Mikko Aspa che con i suoi profondi ed abissali growls, riprodotti in modo tale da creare distanti echi furibondi, macina l'aria con ossessivi fraseggi.
"Blessed are the Dead Whiche Dye in the Lorde" è cremosa e pastosa come un succoso bigné al cianuro ed allo stesso modo si presenta "Drink the Devil's Blood", condotta da schitarrate lugubri ma sempre corpose senza risultare monocordi. Componente che non va dimenticata ma che anzi è fondamentale per l'album stesso è quella atmosferica: il brano di apertura "First Prayer" fa ben attenzione a non mettere immediatamente in mostra le altissime potenzialità della band ma si cura solo di introdurre l'ascoltatore in un'allucinogena galleria di nera contemplazione (anche qui presenza di cori); "Second Prayer" è uno dei brani più soffocanti e visionari che abbia mai ascoltato: miasmi di mefitici arpeggi sibilanti, sussurri di deliri tormentati, batteria pulsante e rimbombante e di colpo ci troviamo in un'immensa grotta calcarea umida, contaminata da ribollenti sbuffi di gas letali; e con la caliginosa "Third Prayer" si avrà occasione di sentire una vera e propria preghiera, ben ritmata e interrotta periodicamente dai cori che cantilenano "Amen".
Ma la vera punte di diamante la troviamo in "Carnal Malefactor", un'estenuante maratona febbricitante dall'aria fetidamente celebrativa interrotta per ben 4-5 lunghi minuti da mesti cori gregoriani, essenziali per la riuscita di un album del genere. Mancano altri cinque brani all'appello, ma penso di esser già stato abbastanza prolisso.
Una nota di merito va ai testi che i DsO hanno composto con estrema meticolosità: su questo punto i (concitati?) dibattiti non mancano mai, visto che il tema trattato è appunto il satanismo, l'immagine del diavolo e la sua relazione (in termini metafisici) con l'uomo e il divino. Se mai avrete la balzana idea di leggere qualcosa, non aspettatevi vuote invocazioni o blasfemie gratuite vomitate senza criterio; avrete a che fare piuttosto con lunghe lyrics ben studiate scritte in inglese arcaico, con numerose riflessioni accompagnate da frasi in latino e citazioni di passi della bibbia. I pareri contrari non mancheranno di certo ma tuttavia io pur non credendo nell'esistenza di determinati enti ho trovato personalmente questo atteggiamento del gruppo molto brillante ed assolutamente originale (leggere l'intervista per credere).
Per concludere: cinque stelle nette e piene a questa gemma nera che mi ha profondamente colpito sotto ogni aspetto.
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