I cieli dell'apocalisse si addensano sulla metropoli metamorfica, carichi di elettricità e di zolfo, gettando ombre sinistre tra i grattacieli e gli alberi, mentre strani ascensori invitano ad un trasbordo nella quarta dimensione e all'esplorazione di inquietanti labirinti. E il profilo di un impiccato si staglia sullo scenario di un'alba silenziosa e densa di presagi.
La copertina di Onirodrome Apocalypse è il biglietto da visita emotivo e visionario perfetto per il contenuto di questo disco bellissimo che mi sono procurato appena uscito. Contenuto che - come mi aspettavo- trascende ed oltrepassa la semplice sfera musicale e mette in gioco complesse strutture narrative e concettuali. Seguire il percorso di questi otto brani diventa immediatamente un'esperienza a tutto campo che non è semplicemente "ascoltare musica". La componente onirica non è un pretesto accattivante buttato lì nel titolo, ma la spina dorsale, la chiave di volta di questo nuovo capitolo della lunga ed onorata carriera di Deca. Il quale si riconferma capace di grandi cose sia sul piano creativo che su quello tecnico, raggiungendo un equilibrio formale e di linguaggio che ben pochi compositori in Italia sono in grado di garantire.
Come indicano le note di copertina, Deca crea autonomamente le sue sonorità elaborando principalmente rumori ambientali e voci, utilizzando un processo trasversale che gli consente di ottenere musica elettronica con materia prima non elettronica. Aggiunge quindi parti di sintetizzatori e tastiere che danno una dimensione armonica e melodica al tutto, con un risultato di grande impatto che è il suono di un altro mondo o di un'altra dimensione: quella della città metamorfica o forse quella del labirinto interiore di ciascuno.
Alba Obscura è l'apertura discreta e in crescendo di questo viaggio, bellissima nelle sue soluzioni corali, con echi di Popol Vuh e Brian Eno, ma pervasa da un brivido ansioso e fatalista.
Metamorphic Metropolis riporta per un attimo nel caos urbano mescolando le cadenze ritmiche della quotidianità con voci ipnotiche e orchestrazioni acquose.
Vilisa è un capolavoro malinconico e sinistro ricamato da un pianoforte alieno.
LV Dies incede solenne seguendo uno stormo di clarini sintetici che sorvola montagne deserte. Cronotorsione, in tre movimenti, media tra suggestioni ambient e industrial fino all'epilogo quasi sacrale.
Victor Enigma intreccia bizzarri suoni robotici negli abissi per poi diventare un tema arabeggiante scandito da un motore digitale.
Onirodrome è un'opera nell'opera, un grande murales sonoro di scene che spaziano dal sinfonico al tribale, passando attraverso le voci dell'Aldilà e i sonar della memoria.
Apocalypse chiude questo viaggio come un epitaffio esoterico, carico di tensione, e sulle note gravi di un organo a canne lascia sbigottiti e consci che la realtà "va oltre".
Per quanto mi è dato sapere, l'album trae ispirazione da un romanzo che lo stesso Deca sta ultimando e dunque - come già era accaduto per Aracnis Radiarum nel 2007 - i brani rappresenterebbero un'ideale colonna sonora della vicenda narrata. Tuttavia, memori proprio di esempi precedenti, più che un complemento descrittivo la musica in questo contesto assume una valenza più stratificata: suggerisce atmosfere, crea attese, plasma stati d'animo che di certo la parola scritta non saprebbe restituirci. Ovviamente l'immaginazione spalanca porte davvero apocalittiche sull'imminente pubblicazione di questo romanzo.
Erede conclamato di Simbionte (2002) e Automa Ashes (2010), questo decimo album in studio porta alle estreme conseguenze la sperimentazione personale del suo autore senza però valicare il confine del suo stile; tenendo fede quindi ad un marchio di fabbrica ormai inconfondibile.
Ci riconferma inoltre che Deca dopo quasi trent'anni di attività continua a non conformarsi all'estabilshment discografico, consolida un'invidiabile posizione di nicchia e nel contempo di rilievo e mantiene un livello qualitativo elevatissimo producendo in totale autonomia il suo lavoro (dopo la comunque gratificante esperienza con RaiTrade).
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