Languide sensazioni di graffiante nostalgia trafiggono i cuori di anime perse tra i bagliori sfuocati di impalpabili orizzonti. Foglie morte sprofondano in fangosi sentieri di lande boscose, lontane e per sempre dimenticate. Come lacrime di fulgida malinconia, affluenti silenziosi nel fiume della passione tradita, del sentimento che brucia nel crepitio del focolare illuminante le notti più buie.

Se il lamento ha un senso, esplode nell'orgasmo di suoni dall'eco sbiadito di un amore tristemente perduto. Al quale ci si appiglia con la flebile forza di unghia rotte dallo struggimento piu lacerante, urlando lo sconforto ai venti del silenzio, alle correnti dell'abbandono. E nessuno ascolta, perché tra le ramificazioni dell'oblio, la dea del dolore elargisce pene eterne, l'esilio inappellabile alle contrade dell'infelicità dove ruggiti di orchi deformi cancellano il ricordo di dolci cori femminei. Non restano molte parole né frasi per descrivere lo sgargiante splendore di quest'opera tormentata dall'incedere solenne di lente note anneganti nell sgomento più profondo. Tasti d'avorio abbracciano la delicata sei corde, ora "elettricamente" agitata ora soffice ed acustica, il cantato gregoriano duetta virtuoso con la seducente femminilità di una vergine lacrimante, mentre le ritmiche assonnate supportano pigramente gli undici inni alla decadenza qui proposti.

Musica classica infarcita di pianos virtuosi, synths sognanti, echi chitarristici sospesi tra il doom più scuro e solos Floydiani partoriscono un unico amalgama monolitico ove la melodia regna sovrana. Nessuno spazio a metalliche accelerazioni, nessun segno di vita nel drumming immobile, solo un bieco senso di sconfitte brucianti sottolineato dalla lentezza di tracce che celebrano il funerale della speranza. Questo senza bisogno di urla o strida di sorta, utilizzando armonie di una dolcezza torturante che portano l'ascoltatore ai limiti della sopportazione sonica, generando un cantico dal goticismo puro e profondo. Un plauso doveroso ai singoli, talentuosi strumentisti, in particolar modo alla penetrante ugola gragoriana di Jukka Vuorinen (abile nell'intessere allo stesso tempo un riffing alquanto emotivo) ed ai cristallini gorgheggi dell'ospite Sini Koivuniemi capace di trasmettere emozioni delicate e tempestose. Per un'ora abbandonatevi alle sconsolate carezze di quest'oblio tenebroso. Emptiness you will all sink in. .

Carico i commenti...  con calma