I Deeds Of Flesh sono una band ormai in circolazione da più di un decennio, ma se n’è sempre parlato molto poco; alla base di questa squalifica non c’è altro che l’ ignoranza perché rappresenta, o meglio, ha rappresentato, uno dei lati più vivi e micidiali del Brutal Death. Purtroppo ultimamente si è adagiata sul proprio sound, bloccando il proprio processo di evoluzione e consegnando alle stampe dischi ottimi ma destinati a non rimanere nella storia. Il gruppo proviene dalla California, terra che solo negli ultimi anni si è messa a rimpolpare le già sature file del “metallo della morte”, arricchendole però di musicisti molto validi (Disgorge, Vile, Severed Savior etc); ultimamente i Deeds Of Flesh sono diventati padroni della piccola ma attivissima label “Unique Leader”, consacrandosi quindi nel panorama Death/Grind non solo come esponenti di spicco, ma anche come Mecenati.
Il disco che vado a recensire è il loro primo lavoro, un Ep fatto di soli cinque pezzi: da notare che la band si è procurata un secondo chitarrista solo in tempi recenti mentre fino a pochi anni fa i membri erano solo tre. Grazie però all’estrema abilità di Erik Lindmark, vocalist e chitarrista, sono riusciti a confezionare alcuni lavori veramente eccellenti e tutt’ora ineguagliati; “Gradually Melted” è uno di questi, uscito nel 1994 ma disponibile in ristampa dal 1998. Nonostante fosse solo l’esordio, la perizia tecnica messa in campo dai nostri è a dir poco devastante: solo gli ultimi Cryptopsy riescono a fare altrettanto, ma non di certo quelli degli esordi. Il riffing è uno dei più difficili mai scritti, molto articolato e costituito da cambi di tempo pressoché continuo (basta guardare le mani di Lindmark nei video live: non stanno un momento ferme). Intricato, velocissimo e allo stesso tempo letale. Altrettanto contorta e varia è la sezione ritmica. Non vi aspettate i soliti, stantii blast beat, anche se siamo ancora agli inizi del genere, i Deeds Of Flesh non avevano intenzione di chiudersi nei cliché del genere: definire questo drumming un diamante non è un’ esagerazione data l’ estremismo, la difficoltà impensabile e le intuizioni acutissime del batterista. Il bassista si rivela come uno dei migliori della scena, capace non solo di riempire il suono in maniera egregia ma anche di sfoderare una serie di stacchi di una potenza incredibile. Ultimo, enorme pregio di questo disco è la voce, alternata tra un growling molto profondo (opera del cantante) e uno screaming lacerante (opera del bassista che negli ultimi lavori si esibisce anche in un growling ancora più basso di quello del cantante). Nota di merito anche per la produzione, compressa all’inverosimile e per questo accostabile a quella dei capolavori dei primi anni novanta (vedi “Butchered At Birth” dei Cannibal Corpse), anzi, stupisce che il produttore non sia il grande Scott Burns. Le canzoni sono perfettamente strutturate e, come da copione, intervallano parti dalla velocità fulminea a rallentamenti che, per quanto numericamente inferiori, svolgono un ruolo fondamentale al fine di creare un clima “groovy” . Il mood, se di mood si può parlare, consiste in atmosfere schizoidi e completamente folli ma non particolarmente affettate né soffocanti. In questo senso è assimilabile ai testi, incentrati su temi di morte ma privi della compiaciuta morbosità di tanti altri gruppi del genere: le loro liriche infatti sono più concentrate sulla paura e/o sul desiderio di morire, per quanto non tralascino alcuni particolari tipicamente Gore.
Il fatto stesso che sia io a recensire questo Ep, vi dovrebbe fare capire che è un lavoro sfigatissimo e dimenticato, che non ha mai ottenuto la considerazione di nessuno, nemmeno dei loro fan, che di solito fanno cominciare la produttiva discografia dei nostri dal successivo “Trading Pieces”; tuttavia potrei addirittura affermare che “Gradually Melted” supera per intensità e per l’ altissima concentrazione di ottime canzoni il tanto (cioè poco) celebrato suddetto cd. Su cinque canzoni, non ce n’ è una che possa essere liquidata con una mediocre sufficienza, sono tutte delle autentiche perle. Ascoltando i dischi dello stesso genere all’incirca contemporanei, ci si può facilmente accorgere di quanto fosse innovativo e fuori dagli schemi questo lavoro: tecnica superiore, songwriting chirurgico e una massiccia dose di potenza lo rendono un must have assoluto. Acquistando “Gradually Melted” avrete la sicurezza di avere cinque canzoni stupende: consiglio di cercare la ristampa, venduta ad un prezzo adatto ad un Ep, a differenza di altri come “Despise The Sun” dei Suffocation, e non l’originale che si aggira attorno ai cinquanta dollari. Di solito sono un po’ stretto sui voti da dare agli Ep, ma considerato il prezzo a cui è venduto e la sua qualità non posso che premiare questo lavoro col massimo dei voti.
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