Dopo aver inciso capolavori come "In Rock", "Machine Head" e lo strepitoso live "Made In Japan", il Mark II (Gillan, Blackmore, Glover, Paice, Lord) si ritrova in Italia per registrare il disco "Who Do We Think We Are". Le registrazioni, però, si svolgono sotto l'insenga dei contrasti tra Gillan e Blackmore. Visto il discreto flop del disco (la critica non l'ha mai visto molto bene) e i continui contrasti con Ritchie, Gillan decide di abbandonare seguito a ruota da Glover, suo amico dal tempo degli Episode Six.
I tre Purple trovano quasi subito un sostituto. Si tratta del bassista/cantante Gleen Hughes (ex Trapeze), profondo ammiratore della black music. Per Blackmore il gruppo potrebbe benissimo continuare come quartetto ma gli altri non sono d'accordo e Lord (dopo aver sentito delle registrazioni) assume lo sconosciuto David Coverdale alla voce.

Nel 1974 esce "BURN", album che vede i Deep Purple spostarsi verso territori più hard-blues. Il successo commerciale del disco è molto rilevante e permette ai Deep di farsi conoscere anche negli USA.
Mettiamo il cd nel lettore e veniamo subito "assaliti" dal micidiale riff della title-track, BURN. Questo pezzo è una colata lavica di puro hard-rock, dove si nota un devastante tappeto ritmico di Paice e una serie di duelli chitarra-tastiera veramente imperdibili. La storia di streghe mandate al rogo e di maledizioni diaboliche presenti nel pezzo sono interpetate benissimo dai due cantanti. Alla numero due troviamo MIGHT JUST TAKE YOUR LIFE brano dove si nota un primo spostamento verso l'hard-blues. L'hammond di Lord si priva di ogni eleganza stilistica e si trasforma in uno strumento da bordello, sorretto da un riff semplice e efficace e da un dualismo vocale Coverdale-Hughes molto riuscito ed intenso. LAY DOWN, STAY DOWN è una canzone sorretta da un ottimo drumming di Paice (la sua batteria molto Hard-Funk risulterà come l'elemento caratterizzante dell'album) dove trovano spazio un riff incisivo e un assolo da antologia di Blackmore. Rock N' Roll molto volgare e primordiale. SAIL AWAY è un blues molto cadenzato, condotto ottimamente dalle voci di Coverdale e Hughes.
La seconda facciata si apre con YOU FOOL NO ONE. Introdotto da un ritmo da "samba" di Paice, il brano fonde perfettamente elementi funk con alcuni più hard in un insieme compatto che lascia molto spazio alle improvvisazioni dei musicisti (brano molto proposto dal vivo). Da segnalare la grande prestazione di Hughes, sia vocalmente che strumentalmente. I piatti di Paice e la chitarra di Blackmore ci introducono nell'hard-blues di WHAT'S GOING ON HERE, uno dei brani migliori del disco. Un ritimica ipnotica e il piano honky-blues di Lord conducono questo brano dove trovano spazio l'ottimo lavoro di Blackmore e la bella interpretazione di Coverdale. Uno dei riff migliori di Blackmore e la cassa di Paice ci nitroducono a MISTREATED, brano molto sofferto cantato magistralmente da Coverdale. Blackmore, scava linee melodiche di fuoco, tuffandosi successivamente in un assolo strepitoso. Blackmore è sempre stato molto legato a questo brano, tanto da proporlo anche nei suoi live con i Rainbow, con R.J. Dio alla voce.
Si chiude con uno strumentale molto particolare, A 200, caratterizzato dalla tastiera di Lord e da un assolo molto deciso di Blackmore.

Prima testimonianza del Mark III, questo disco avrà grande fortuna dal vivo nel tour promozionale. Sfortunatamente, però, molti pezzi del disco verranno "dimenticati" dalle altre line-up, sopratutto per problemi legali.

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