Un ventilatore in un album rock? Vi starete domandando cosa voglia dire questa domanda e non sapreste neanche rispondere.
Un ventilatore in un album rock ... incredibile ma vero, ma è il suono di un ventilatore ad aprire il quinto album in studio dei Deep Purple, band rock militante dalla fine degli anni '60 in poi, band che nei '70 ha ottenuto la fama mondiale grazie ad album di elevato spessore artistico come In rock e Machine head.
Ebbene, l'album pubblicato tra quelli già citati, Fireball, pubblicato nel 1971, si apre con un effetto sonoro ottenuto grazie al ventilatore di Ian Paice, batterista della band. La canzone che riceve questo privilegio è anche la title track, uno dei cavalli di battaglia dei Deep Purple in tutta la loro carriera.
Uscito di scena il ventilatore finalmente si parte con la musica vera e propria, con l'ingresso della batteria di Ian Paice che introduce a sua volta gli altri strumenti e la voce aggressiva di Ian Gillan. Notevole è il basso distorto di Robert Glover che spicca in un assolo stilisticamente molto riuscito.
Il pezzo che segue, No no no, è un bel pezzo rock, dal sapore funk, eppure i Deep Purple lo considerano come il brano meno riuscito dell'album per la sua lentezza. La voce di Ian Gillan è sempre aggressiva e la batteria fa da sfondo. Verso la fine del brano è il momento di un bellissimo assolo di Jon Lord alle tastiere.
Demon's eye è un pezzo molto orecchiabile: la presenza della chitarra è evidente e l'assolo di Blackmore, chitarrista della band, è uno dei più famosi dei Deep Purple. Anyone's daughter, pezzo che chiude il lato A dell'album, è un pezzo dall'atmosfera country. La voce di Ian Gillan è più quieta e il cantante sembra quasi prendere il ruolo di cantastorie.
In The Mule, brano che apre il lato B dell'album, viene dato spazio alla batteria di Ian Paice: nei live il batterista potrà sfoggiare tutta la sua bravura e versatilità in questo pezzo. Con la seconda canzone del lato B, Fools, la voce di Ian Gillan ritorna aggressiva e nel mezzo della canzone prevale il suono del tamburello. È il brano più lungo dell'album. Il lato B, e conseguentemente l'album, si chiude alla grande con No one came.
Fireball rientra di diritto tra le perle dell'hard rock, un album molto potente, un album senza esclusione di colpi.
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