La nascita dell'heavy metal è da attribuire anche (forse soprattutto) a questo LP.

Dopo i primi 3 mediocri album, i Deep Purple decidono di voltare pagina, colpendo il cuore del gruppo: la line-up. Rod Evans e Nick Simper vengono liquidati a favore del bassista Roger Glover e del cantante Ian Gillan. I primi sorprendenti risultati si notano nel progetto di Lord del Philarmonic Orchestra, dove vengono alternati brani di musica classica e i pezzi nuovi della band... già da li si vedono gli ENORMI progressi fatti Blackmore e soci... ma è con l'uscita di "In Rock" che i Deep Purple cacciano gli attributi e producono un album che si stacca fin troppo dai lavori precedenti... il trio di LP della MKI sembra fin troppo dolce e tenero nei confronti di questo album, un concentrato di rock durissimo, incendiario e metallaro. Questo è forse il primo album Heavy Metal dell'intera storia!

Già dalla prima traccia si carpisce che la musica è cambiata: il primo minuto di "Speed King" è incendiario, sembrano che tutti gli strumenti provengano quasi dall'inferno (nonostante "In Rock" non sia un album Black, Gore o Death) e che si contorcino all'inverosimile facendo da preludio alla melodia (quasi parrocchiale) del tasterista Lord, per poi passare al fulcro della canzone, dove Ian Gillan si esibisce in una prova vocale di spessore, con urli strazianti (suo indiscusso marchio di fabbrica) ma anche con una voce notevolmente acuta, forse non potentissima ma comunque calda e trascinante. Il singolo che ne uscirà verrà in realtà addolcito con una versione alternativa al pianoforte, che perde nettamente il confronto con la canzone principale, un furioso concentrato di rock puro e duro... i vecchi virtuosismi dei primi album di Lord sono solo un lontano ricordo... il contributo del tastierista è determinante, ma si allinea stavolta al nuovo stile "Heavy" della band, producendo suoni più ammalianti e notevolmente più agghiaccianti. La successiva "Bloodsucker" è ancora un manifesto del rock duro, con Gillan che si scatena ancora una volta alla voce. Ma il vero CAPOLAVORO dei Deep Purple è una canzone chiamata banalmente "Child In Time", una commovente e straziante composizione di 10 minuti dove gli urli di Gillan (forse troppo melodrammatici ma comunque di forte impatto emotivo) fanno davvero effetto... i suoi urli quasi di disperazione isterica sono posticipati da un assolo di Blackmore davvero con i controfiocchi, contornato dallo scatenato Paice alla batteria, dall'immancabile Lord alla tastiera e dal bravissimo Roger Glover, bassista poco conosciuto ma dotato di una tecnica eccezionale. Si ripetono gli urli di Gillan per chiudere poi con un finale apocalittico, dove sembra che tutto stesse esplodendo nelle vostre viscere!

Ripeto, non è un album Gore Metal, Horror Metal, Death o Black, ma certe caratteristiche violente già si facevano sentire nel 1970. Una nota di merito va fatta anche alla versione live di questa versione, ancora più veloce capace di trasformare il palco in un pandemonio! Il lato B mostra ancora tutta l'abilità del gruppo ad unire melodie potenti ma anche classicizzanti ed anche un po' barocche, come in "Flight Of The Rat", hard rock energico dove viene mengono messi al massimo splendore tutti le capacità strumentali e compositive della band. Il disco chiude con altre canzoni dure, come "Into The Fire", "Livin' Wreck" ed "Hard Lovin' Woman".

Per concludere, quest'album è il simbolo di ciò che rappresenta la porpora profonda incisa nella roccia, che scriverà influentemente la storia della musica e del rock... i Deep Purple hanno raggiunto vette compositive elevatissime, raggiungendo anche i Led Zeppelin ed i Black Sabbath, vette che pochi nella storia della musica riusciranno a raggiungere...

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