Schermi giganteschi, palchi infiniti, un tripudio di casse, giochi di luce ed esplosioni: i Deep Purple non hanno bisogno di nulla di ciò per infiammare il pubblico, poiché l'universalità dell'arte nei loro spettacoli è data dalla sola musica. Ma andiamo per gradi.
La storica Mk2 raggiunge nel 1972-73 l'apice irraggiungibile della propria carriera. Capolavori come In Rock e Machine Head possono già essere definite pietre miliari del nascente hard-rock. I cinque porpora, prima delle interminabili luci dei palchi dei Queen, e degli schermi ovali abnormi dei Pink Floyd (nulla da togliere, comunque), riescono a regalare un incredibile spettacolo a chi va ad ammirarli dal vivo semplicemente basandosi sulla genuinità del loro sound-da qui l'incredibile successo di Made in Japan.
Torniamo a noi: questo DVD ci fa fare un bellissimo salto nel passato, nell'unica esibizione della storica line-up ripresa per intero a video, con l'aggiunto di spezzoni da altre serate.
Lo show di Copenhagen, registrato dalla Denimarks Radio (come ci dice l'ottimo booklet interno), è una esplosione sorprendente di sonorità. Si parte alla grande ed è subito un classico: Highway Star -classica apertura dei concerti del periodo- in grande tiro. Ottimo risalto per il tappeto musicale creato da Lord, sul quale Gillan estende per intero la sua voce. Non c'è tempo per fiatare: ecco Strange Kind Of Woman, grande incipit e sublime conclusione ed in mezzo una divertententissima sfida tra Blackmore e Gillan a chi tocca la nota più alta con il proprio strumento(chitarra elettrica e..... voce!)... risultato?pari!
A questo punto una pausa, uno stop energico a tutto il caos: Child In Time rasenta la perfezione. Perfetta come sempre, nonostante dei momenti più ‘critici' a Gillan vengano dei fastidiosi colpi di tosse. Nel corpo della canzone un blues al limite del psichedelico, un rock lento che piano piano sfocia nel fenomenale assoldi Blackmore(se penso che oggi si è dato alla musica medioevale..... sigh!).... lascio a voi immaginare la sensazione di estasi del pubblico....
The Mule è un discorso a parte, i fatti nei tantissimi (fidatevi, veramente tanti) bootleg a mia disposizione l'ho sempre considerato una canzone poco ispirata-nonostante la mia passione per la batteria, ritengo che un pezzo basato su un singolo strumento sia alquanto inutile in una band di prepotenti solisti-eppure questa versione più di altre non riesce a non coinvolgerti: perfetta, in particolare lo sprint finale.
Con Lazy si torna al buon vecchio blues tanto caro alla band. Un rock n' roll da brividi, con un Blackmore in grandissimo risalto, anche se la traccia sembra voler essere solo un preludio al punto massimo musicalmente mai toccato (secondo mio modesto parere) dalla Mk2, ovvero quella Space Truckin' che chiudeva tutte le esibizione dei Deep Purple. Nella parte centrale di questo hard-blues il nuro psichedelico sfiorato in Child In Time, viene qui abbattuto da una performance geniale dei vari solisti (ci mettiamo anche un Gillan ai tamburi). Lo spettacolo vero lo da un inedito Blackmore il quale, prima dei castelli medioevali e dei mandolini, memore di Hendrix, si toglie la chitarra dal collo e per ottenere tuti i suoni (e gli applausi) possibili ci fa di tutto: prima la strofina contro le casse, poi la alza al cielo a mo di scettro, infine la trifida sul culo (!), quindi la fa roteare e, visto che gli cade, ne approfitta per ‘suonarla' con la suola degli stivaletti (sempre con una incredibile classe, da vero signore inglese).
Ecco dunque il finale, lo show sarebbe finito, ma il pubblico ne vuole ancora e ancora: così i 5, che avevano saluto tutti pochi minuti prima, tornano sul palco. Giusto il tempo di riallacciare qualche filo e di cambiare (ovviamente) la chitarra di Ritchie che si può partire:
Fireball, una delle mie preferite, eccelsa, con quei duetti Hammond-Batteria e Lucille, forse ancora meglio, non sono di certo dei contentini, per un pubblico mai pago-infatti dopo Lucille i Deep Purple nuovamente ringraziano ed escono, ma, acclamato a gran voce, tornano per il finale col botto: Black Night, lo storico singolo hard-blues mai finito su un Lp. Allungata, storpiata, perfetta conclusione di una prestazione coi controcazzi. C'è spazio anche per Glover, che risaputamene ha sempre avuto il compito di mettere un po' di ordine in una band di virtuosi solisti.
E' il saluto finale, e il DVD sarebbe perfetto già così, ma i curatori hanno voluto strafare.
Eccoci dunque a New York, in una delle tante Università di barbutoni e occhialuti con ancora nelle vene i residui del 68(siamo nel 73). Questa volta le riprese sono a colori, ma con gran rammarico, non esiste un video completo di questo concerto, quindi ne abbiamo solo tre spezzoni. E tra una Strange Kind Of Woman, dove, incredibile ma vero, la sfida alle note più alte di cui prima, viene vinta da Gillan (che addirittura deride l'Uomo in Nero) e una furente Space Truckin' ecco a voi(e a noi)una infiammata Smoke On The Water, dove Blackmore schiaccia il pedale sull'acceleratore, insieme ad un ispiratissimo Gillan: la canzone, ovviamente, si commenta da sola ma, stranamente, viene omessa la terza strofa.
Ci fermiamo qui? Ancora no!
Ultimo residuo di video del Dvd, ecco a voi direttamente dalla BBC video, la canzone di apertura della infiammata California Jam, ovvero Burn, con la quale possiamo vedere in azione l'ex commesso di un negozio di biancheria intima (Coverdale) e l'ex Trapeze (Hughes), della Mk 3.
Cosa si può aggiungere? Un DVD meraviglioso, spettacolare, assolutamente da avere, anche se è da dire che da questo punto di vista i Deep Purple sono stati un po' stronzi (!). Il concerto infatti non è mai uscito in Italia, e l'ho trovato reperibile solo in Inghilterra (e ho pure dovuto fare i salti mortali per comprarlo). By the way, prima di album non propriamente ispiratissimo, prima di scioglimenti, ripetuti cambi di formazione, prima dei litigi-e prima delle reunion-i cinque Deep Purple sono questo: una forza della natura, un gruppo capace di realizzare un TOUR de FORCE di EMOZIONI.
A laude Dio, Amen.
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