Bootleg dei Deep Purple molto interessante non solo perché testimonia una delle ultime apparizioni live di Jon Lord con i purple, ma anche perchè spunta fuori a sorpresa un Benie Mardsen veramente in foma.
La qualità sonora non è eccezionale, però tutto sommato passabile. Il bootleg parte un po' in sordina, con un "Fireball" un po' moscetta e con una "Woman From Tokyo" non certo indimenticabile (probabilmente l'unica canzone dei Purple che Steve Morse non è risucito ad interpretare in maniera convincente, non so perchè ma tutte le volte che l'ho sentita suonata da lui non mi ha entusiasmato).
Il primo sobbalzo vero e propio si ha con "Lazy", che dopo il breve intro di organo parte come una bomba: la Music Mann di Morse infatti entra dentro come un missile, tirando una botta da paura. Senza dubbio una versione molto diversa da quelle a cui tutti i fans dei Purple sono abituati, dato che di solito la chitarra in Lazy entrava sempre molto delicatamente per poi esplodere in un tutta la sua potenza. Niente da dire comunque, il pezzo suona alla grande e tutta la band è perfettamente a suo agio.
Ian Gillan purtoppo non ha più la potenza di una volta ma riesce comunque a trasmettere tutto il suo carisma, e in qualche occasione arriva anche a prendere note che restano un sogno per la maggior parte dei cantanti attualmente in circolazione. Steve Morse comunque resta il protagonista assoluto della serata, con un'interpretazione da brividi di "The Well Dressed Guitar", brano strumentale molto classicheggiante ma che non lascia certo indifferenti (la prima votla che l'ho sentita, al concerto di Santa Lucia di Piave del 2001 sono rimasto folgorato, un pezzo che fila via sparatissimo e che coinvolge molto).
"When A Blind Man Cries" (uno dei pezzi più belli e decadenti dei Purple) non mi convince, strano perchè di solito invece è uno dei momenti più intensi degli show della Mk10. Ma arriviamo alla vera botta del concerto: Steve Morse si lancia un assolo delirante a base di plettrate alternate e poi, quando ti sembra che non voglia più finire, parte il riff di "Space Truckin": da brividi! Uno dei riff più semplici e scontati della storia del rock riesce invece a trasmettere un'emozione incredibile, e quando il pezzo decolla è impossibile non avere un bel sorriso stampato sul volto (non sto scherzando, mi sembra proprio da pirla ma è così!).
Dopo l'assolo di Don Airey, che cita un po' di tutto, dalla musica classica alla marcia di Star Wars, parte "Perfect Strangers", soltanto che a suonare adesso c'è Jon Lord. Inutile dire che il pubblico va in delirio e che la musica è veramente di altissimo livello. Molto bella anche "Speed King", con un intermezzo a base di Jerry Lee Lewis e di un'improbabile versione (in inlese?!?!) di "O sole Mio".
Quando si presenta sul palco Bernie Mardsen, storico chitarrista dei Whitesnake, ed inizia a jammare con Steve Morse l'atmosfera è elettrica: il riff di fondo è rubato proprio ai Whitesnake ma, dopo un bel po' di note, dalla chitarra di Morse esplode "Smoke On The Water". Mardsen lo segue a ruota e poi via con il resto della band. Dopo una breve pausa i Purple tornano sul palco e ripartono prima con "Hush" (ogni volta che la ascolto sembra sempre più bella), "Black Night" (bellissimo sentire il pubblico che la intona appena viene imboccato dalla batteria di Paice e dal basso di Roger Glover) e poi "Highway Star".
Questa volta il concerto è davvero finito, tutti a casa. Stanchi ma soddisfatti, non ci sono dubbi.
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