E' il 28 Agosto 2015, quando, freschi di un nuovo contratto con la Epitaph (che in quest'ultimo periodo ha aggiunto alle proprie file gruppi davvero validi quali i Pianos Become The Teeth e i The World Is A beautiful Place And I Am No Longer Afraid To Die), i bostoniani Defeater rilasciano il loro quarto album, Abandoned. Chi li conosce già, saprà che tutte le produzioni targate Defeater hanno sempre seguito tematicamente un concept molto particolare, ovvero la narrazione delle vicende di una famiglia americana del dopo-guerra in un mare di problemi e di vicende personali strazianti. Inutile dire che anche questo disco va a incrementare la vastissima storyline relativa alla suddetta famiglia (tra l'altro il cantante Derek Archimbault ha dichiarato in un'intervista che così sarà finchè la band andrà avanti), ma questa volta in via del tutto inedita il protagonista sarà un personaggio esterno alla famiglia, ovvero un prete che dopo aver vissuto gli orrori della guerra sprofonda nella disperazione e nella perdita della fede. Si potrebbe trattare, tra l'altro, del prete citato in 'Cowardice', traccia conclusiva del primo disco del gruppo.
Il concept proposto, oltre ad essere già molto affascinante di per sè, offre al vocalist ottimi spunti da cui trarre testi molto toccanti e profondi, per citarne alcuni inserirei "I’ve been hoping on death, faith forgotten in theft. Years of heartache and guilt haunting my sleep. No Holy Spirit. No resurrection. No Salvation." (da 'Atonement'), oppure " Glory be, bloodline buried. I am no one. I am nothing. Forgive me my Father, for I am a sinner. Unanswered. Abandoned." (da 'Vice & Regret'). Come al solito la band offre gli accompagnamenti perfetti per dei testi dalla così grande carica emotiva, imprimendo ancora una volta il loro marchio di fabbrica su quell'hardcore dal fortissimo impatto emotivo che negli anni hanno reso sempre più personale, toccando con questo 'Abandoned' uno dei loro picchi qualitativi maggiori. Infatti a detta di chi scrive quest'ultimo disco risulta inferiore solo al secondo 'Empty Days And Sleepless Nights', a mio avviso il lavoro più inspirato del quintetto di Boston.
L'atmosfera che si respira in questo disco è opprimente, quasi claustrofobica. Il drumming è quasi sempre martellante, mentre le chitarre si muovono sempre con toni molto bassi e toccanti. Le vocals di Archimbault sono invece più rudi e potenti rispetto a quanto ci aveva abituato, e, seppur ad un primo impatto lasciano un po' spiazzati, col passare degli ascolti diventano sempre più convincenti ed emozionanti. L'unica canzone che si discosta da questo schema è 'Atonement', che con l'accostamento tra melodie calme e pacifiche e liriche dure e opprimenti (come potete appurare dal frammento riportato qui sopra) crea un interessantissimo contrasto, che differenzia la suddetta canzone dalle altre presenti in questo disco.
A partire dalla intro 'Contrition', che coinvolge da subito l'ascoltatore con il ripetere incessante delle liriche "Forgive me, my father, for i am a sinner. Unanswered, abandoned" (parole che come avrete intuito si ritrovano anche in alcune delle traccie successive e nel finale dell'ultima), le migliori canzoni del lotto sono la seconda traccia "Unanswered", "Spared In Hell" (estratta come primo singolo), e le già citate 'Atonement' e 'Vice And Regret' (traccia conclusiva del disco), tutte canzoni ormai entrate di diritto tra le migliori in assoluto del gruppo.
In conclusione, questo 'Abandoned' costituisce l'ennesima prova di forza per un gruppo che, con la propria personale formula di hardcore emotivo, si è ormai ritagliata uno spazio di pregio nella scena hardcore contemporanea. Per l'ennesima volta, well done, Defeater, well done.
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