Defecation: sé tanto mi da tanto, i più poligrotti di Voi, giustamente, potrebbero supporre di trovarsi di fronte ad un classico caso di emerito, epocale shit-disc. Non è così. Non completamente perlomeno.

Millenovecentottantanove.

Mick Harris (all'epoca Napalm Death) e Mitch Harris appena giunto dalla Florida dopo i precedenti -non penali- nei mediocri Righteous Pigs, decidono di suggellare la propria amicizia e futura joint-venture NapalmDeathiana, concretizzatasi l'anno successivo con l'L.P. "Harmony Corruption", registrando, con la preziosa e rumorosa coadiuvazione in cabina di regia di un altro sciroccato D.O.C. Dan Lilker - Anthrax, Nuclear Assault, S.O.D., poi Brutal Truth, Exit 13 - in quattr'è quattr'otto (la sleeve orgogliosamente riporta la nota: Recorded & mixed in 29 hours at Birdsong Worcester England, 6. 3. - 8. 3. 1989) questo arcigno, inospitale, disadorno, incompromissorio disco d'esordio; in teoria "Purity Dilution" avrebbe dovuto essere un unicum, viceversa nel 2003 vi fù anche un trascurabile sequel, "Intention surpassed", realizzato in solitaria dal factotum-Mitch.

Mick Harris sapete perfettamente cosa era in grado produrre (chi non lo sapesse s'uda il sampol): pertanto è del tutto inutile chè Vi stia à spiegare/annoiare sù quanti e che razza di fendenti era in grado di appioppare alla martoriata struttura Drummeristica; il lavoro, così come ogni discogrind degno di tal nomenclatura, è composito da 12 terremotati brandelli scassatimpani che nelle suites più lunghe mai superano i tre primi di durata per un minutaggio complessivo di circa mezz'ora di purissimo e putrescente Grindcore di scuola Nuclear Blast (NB 18, per la precisione): ovvero tanta sana, atletica, non particolarmente efferata, caciara musicale e gutturale condita da testi "socialmente utili" [chiaramente incomprensibili se non ai grind-madrelingua di Birmingham], inframezzata da stacchi paurosamente pesanti e reiterate reprises a rotta di collo.

Il lavoro, pur non essendo da annoverarsi tra i caposaldi irrinunziabili del genere, se da un lato pùò risultare un tantino grezzo et cavernicolo, dall'altro occorre ammettere che suona ferocemente autentico e nel quale sì può obiettivamente scorgere qualche bel momento da cantare a squarciagola e/o da rimandarsi quale significativo mònito ai posteri: una su tutte la meravigliosa "Life On Planet Earth Is Fucken Cancerous" (il brano meriterebbe l'ascolto solo per il fantastico titolo) un minuto e venticinque di bordate megalitiche alternate a bridges spaccamontagne e vocals ultracorrotte: un autentico bijoux.

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