Il terzo album dei californiani Defiance dimostrò finalmente al mondo che la band aveva trovato una propria dimensione nel folto calderone thrash metal di quegli anni; il grosso problema era rappresentato dal fatto che la moda dell'epoca stava tristemente ed irrimediabilmente diventando il grunge; se mi passate il paragone è un pò come quegli scalatori che, su un arrivo in salita, si sentono pimpanti, danno il massimo, tagliano il traguardo colmi di soddisfazione salvo poi accorgersi di essere arrivati 12esimi a 5 minuti dal vincitore.

Siamo nel 1992 e -nonostante fossero venuti alla luce proprio in quell'anno due classici thrash quali ''The Law'' e ''Epidemic Of Violence'' rispettivamente a nome Exhorder e Demolition Hammer- ensamble quali Exodus, Testament, Vio-lence, Nuclear Assault (per tacere di Metallica e Megadeth) presentavano consistenti segni di usura e sembravano aver esaurito la velocità degli anni precedenti -in alcuni casi decretando la fine temporanea del gruppo stesso-. I qui presenti 4 mattacchioni di Oakland fecero un ultimo tentativo di continuità musicale partorendo con tutta probabilità il canto del cigno del thrash made in Bay Area. Obiettivamente parlando il sound di questo "Beyond Recognition" è qualcosa più che violenza genuina e assoli lancinanti; sono infatti distinguibili considerevoli e interessanti venature di tecnica e progressive (''Power Trip'', ''Step Back'' oppure la mordrediana ''Promised Afterlife'') esaltate da una produzione a firma Rob Beaton che rende giustizia ad ogni strumento ivi suonato e che è, a conti fatti, il pezzo forte del lavoro. La coppia d'asce Adams/Harrington(R.I.P) ci regalano infatti bellissime e scioccanti divagazioni solistiche che hanno davvero poco da invidiare ad illustri colleghi ben più celebri; le linee di basso suonate da Mike Kaufmann, mai ingombranti, giocano un ruolo di perfetto accompagnamento alle chitarre, mentre il batterista Matt Vander Ende esce alla scoperto dimostrando, con una prova mostruosa, tutto il suo talento. Parlavamo prima di progressione: l'unica nota stonata è rappresentata dal singer Steeve Esquivel la cui voce non progredisce affatto risultando -qui più che in Void Terra Firma- esageratamente ancorata allo stile vocale di Chuck Billy. ''Un vezzo di poco conto''-penserete-. Andatevi ad ascoltare -una fra tutte- ''Dead Silence'' e vi sfido a credere che non sia un pezzo dei Testament!

Complessivamente la musica del platter è scorrevole, amabile e pregna in alcuni punti di una pesantezza verticale da testate sul muro (''No Compromise'' e l'opener ''Killing Floor'') , mentre in altri passaggi si fa più ragionata e melodica con partiture acustiche apprezzabilissime (''Perfect Nothing'', ''Inside Looking Out'') che rendono l'album sicuramente più florido. Ogni brano di questo "Beyond Recognition" è comunque degno di essere ascoltato; non ci sono riff riciclati o rimaneggiamenti vari. Esorto vivamente chi non hai mai sentito questa manciata di song a porre rimedio. Il thrash in quegli anni stava morendo ed i Defiance hanno provato -vanamente- a mantenerlo in vita.

Per chi scrive tra i 10 migliori album venuti fuori dalla baia californiana.

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