I Defiance, nati verso la metà degli anni '80, rappresentano un caso anomalo all'interno della scena thrash metal della Bay Area di San Francisco, a cavallo tra i decenni '80 e '90; non tanto per il sound, debitore a band quali Testament ed Exodus, e neppure per la velocità d'esecuzione o per le tematiche trattate nei testi, ma per aver cambiato tre cantanti utilizzandone due.
Come paradosso appare insanabile: nel primo album c'è il singer Ken Elkinton, poi in questo follow-up arriva Steev Esquivel e su "Beyond Recognition" atterra Steev Esquivel che imita Chuck Billy (Testament). Steev è un mago della voce, riesce a disciplinarla come si addomestica una mangusta per eseguire la gassa d'amante al cobra (e non è operazione di poco conto). Esquivel appare per la prima volta in questo "Void Terra Firma", uscito nel 1990. Il disco, preso nella sua totalità è più che discreto, soprattutto per colpa del producer John Cuniberti, già visto in azione nel debutto con i Forbidden ed anche con Joe Satriani. Il suono del debut "Product Of Society", curato da Jeff Waters (Annihilator), aveva solo bisogno di essere rinforzato per essere competitivo, ed in effetti il missaggio degli strumenti è buono: si sente il basso, le chitarre ben presenti, il suono della batteria è nitido. Eppure manca qualcosa. Il sound appare troppo nebulizzato, come il caro e vecchio aerosol, ruvido senz'altro, niente da dire, ma povero di pathos, bislacco come il rumore del vecchio motocarro che Pozzetto usava nel film "Io tigro tu tigri egli tigra" per trasportare il carico di letame.
"Void Terra Firma", si segnala subito per una copertina colorata ma incomprensibile, mentre notiamo all'interno del booklet una bella foto dei cinque musicisti che danno le spalle ad un pontile, con Steev ben soddisfatto ed il bassista Mike Kauffmann un po' cupo, come se stesse rimasticando il sound creato nell'album, certamente da acquolina in bocca per un affamato di thrash digiuno da anni, ma per un palato abituato al trittico degli Exodus "The Last Act Of Defiance", "Fabulous Disaster" e "The Toxic Waltz" questo sound obsoleto grida vendetta. L'apertura delle danze è buona con la title track arrembante ed ondeggiante, nella quale Esquivel già dimostra limiti di tonalità e risulta senz'altro aggressivo ma ci fa anche imbestialire (e digrigniamo i denti per l'insoddisfazione), mentre il resto della band dimostra di aver progredito tecnicamente, soprattutto Matt Vander Ende, abile nei suoi slalom dietro le pelli, accompagnati dalla doppia cassa persistente, ma molto più creativa rispetto al debut. Questo batterista è veramente in gamba poichè ha imparato la lezione. In "Product Of Society" le composizioni erano pervase dal suo drumming "a macchina da scrivere": ta-ta-ta-rullata e a capo, laddove in "Void Terra Firma" continua a stupirci impiegando tutto il drum-kit con raffinatezza. A far riflettere però sono le liriche a sfondo sociale, come nella valida "Checkmate":
"Re e regine inviano le loro pedine fuori in guerra/Un ingiusto diritto raccolto negli anni precedenti/Essi prendono la vita di un bambino e i suoi sogni/Immaginate delle persone non si fermano neanche a pensare..."
Oppure "Buried Or Burned", contro l'assurdità della guerra:
"Perfetto bambino../Destinato a combattere, destinato ad uccidere/Bambino alla nascita nato per uccidere/Quale sarà?/ Quale sarà la sua preda? Chi sarà il primo?/Il primo a morire ..."
Il pezzo più sgasato del lotto è però "Deception Of Faith" dove il drummer ne combina di tutti i colori, sia nel piccolo rollio, sia quando accelera regalandoci un aumento di celerità desueto, con le chitarre che braccano l'aere per circa 20 secondi, quasi a ribadire il modo di suonare della band, la loro linea musicale speed. Didattica la cover degli Iron Maiden "Killers", che non smuove le acque, poichè Steev non riesce ad eguagliare il carisma di Paul Di'Anno sia nelle strofe che nel ritornello. In realtà quest'album, preso in esame come maturità dei pezzi, è quasi ottimo (anche se il confronto con le prime due release dei Forbidden è perso nettamente). Basti pensare ad un pezzo come "Skitz-Illusions", dall'incipit arrembante in pieno stile Testament/Chuck Billy:
"Trapped inside four walls of fear/Distant signs of pain growing near/Love the torture, love the pain/Endless torture driving you insane"
Smagliante l'assolo di chitarra finale: la coppia Jim Adams/Doug Harrington appare ancora più salda che all'esordio. Per non parlare dell'ecclettica "Steamroller", piena di ritmo e vocals aggressive. E' il segnale che aspettavamo: l'album va masticato molte volte, in diversi momenti, in quanto l'abilità compositiva è sommersa sotto il wall of sound, sotto la voce roca di Esquivel. Non un'occasione sprecata, ma una sequenza isolata nel thrash statunitense, dal momento che le capacità tecniche dei singoli membri sono indiscutili, come dimostreranno i vari progetti nei quali verranno coinvolti Doug Harrington, Mike Kaufmann, Jim Adams e Matt Vander Ende dopo lo split dei Defiance (Inner Threshold, Under, Gack), tutti all'insegna del groove metal o post thrash metal che dir si voglia. Tuttavia quest'album sarà il maggior successo commerciale della band, ed il più duro secondo Esquivel, come dichiarerà in occasione della pubblicazione di "Dismembody: The New Flash" con gli Skinlab, nel 1997.
Il terzo album "Beyond Recognition" (1992) chiuderà la carriera del gruppo in crescendo, all'insegna del techno-thrash (gli si avvicina, mettiamola così), ma mai arrivando a labirinti musicali come "Deception Ignored" dei Deathrow o "Life Cycle dei Sieges Even". Le catalogazioni fanno cariare i denti, in quanto ogni fan si costruisce da solo l'altare per beatificare il suo gruppo prediletto. Recentemente è scomparso il chitarrista Doug Harrington, durante la registrazione del quarto album, non ancora pubblicato, frutto di una reunion con la line up di "Void Terra Firma", ad esclusione del drummer Matt Vander Ende, sostituito dall'ex Torque Mark Hernandez.
Carico i commenti... con calma