Potrei paragonare l'ultima fatica dei Deftones ad una pillola che induce a vivere emozioni che sembrano totalmente veritiere o assolutamente fasulle o che magari produca un certo "Deja Vu", tutto secondo come si vive il momento appena prima di ingerirla; in "Hole in the Earth", "Rapture" e "Beware" ad esempio, la voce di Moreno è pronta a smielare (e urlare) sinuose parole su di noi, con quella voce dal timbro inconfondibile e una base infarcita essenzialmente delle solite vibrazioni distorte e missaggi elettro in pieno stile del gruppo di Sacramento periodo 'White Pony', tutto filtrato da una produzione più simile all'asciutto omonimo CD "Deftones".

Se "Cherry Waves" struttualmente sembra una variazione sul tema di "Change" del già citato album con il pony bianco, dello stesso calibro è "Tilde", dal ritornello spudoratamente Catcy. "Mein", "U, u, . . . Select, Start" e "Rats, Rats, Rats!" sono gli episodi più articolati e degni di nota, la voce nel chorus finale di Serj Tankian nella prima song citata e la notevole digressione pseudo-lisergica nella seconda alzano il tiro e non possono che essere considerati elementi di spessore. La terza non da meno ha una ripartenza Tooliana ("Ticks and leeches" docet") di sicuro impatto. Diverrà certamente un pezzo questo, che si insinuerà tra quelli che la band dovrà tassitavamente sfornare in sede live tra i classici "spacca ginocchia" del loro repertorio.

La "Teamslippiana" "Pink Cellphone" ci porta al trittico finale che conferma quanto detto fin'ora: i nostri hanno abbandonato parzialmente gli elementi del predecessore ed hanno attinto a piene mani dalle sperimentazioni di 'White Pony' arrivando ad avere un'album discreto ma con un non so che di già sentito che potrebbe scoraggiare all'aquisto chi non è fan della band.

Che idea vi siete fatti, mangiate o no pillola?

Carico i commenti...  con calma