Dopo la magrissima figura che fecero nella seconda parte del tour di supporto al riuscito album del 2006 "The Stench of Redemption", a causa della decisione masochistica da parte del leader Glen Benton di non partecipare più alla tranche europea della tournée, ecco che il nuovissimo "Till Death Do Us Apart" ha raggiunto i negozi tirandosi dietro un maledetto nonchè fastidioso alone di puro scetticismo. Credetemi, pure questa volta ci sarà da ricredersi nei confronti di una delle più perverse e contradditorie formazioni death metal del nostro pianeta che non si dà ancora per vinta, a maggior ragione ora che hanno pubblicato questa perla che merita più di un ascolto.

Facendola breve ed arrivando al punto della questione, il nono album ufficiale dei Deicide è un colpo di reni che impressiona non poco per le profonde innovazioni che nessuno si sarebbe potuto immaginare in seguito alla loro dichiarata e insistente crisi. Da citare sono senza ombra di dubbio le due strumentali "The Beginning of the End" e "The End of the Beginning" che occupano rispettivamente la prima e l'ultima traccia dell'album e che hanno il compito di aprire e chiudere, quasi in maniera teatrale, le danze sataniche. Anche le creature diaboliche avranno l'opportunità di portare a termine i propri festeggiamenti attraverso quest'album che propone brani onirici, apocalittici, mefitici, carichi di doom e di sensazioni negative che non sarebbe reato ricondurre ai Crowbar, ai Cathedral più marci e al vellutato death metal proposto dai raffinatissimi My Dying Bride. "In the Eyes of God" è il vero e proprio inno dell'intero album, con riff di chitarre velocissime, taglienti e dilanianti in tutto il loro scorrimento, con inverosimili pestate di batteria che ricordano le mortali mitragliatrici e con una voce growl che già noi tutti abbiamo avuto modo di apprezzare lungo la loro interessante e contorta carriera discografica. Ancora una volta Steve Asheim ha voluto sperimentare qualcosa di nuovo e l'ha dimostrato con pezzi lunghi e tecnicamente strutturati come "Not As Long As We Both Shall Live" e "Horror In The Halls Of Stone". Però, stranezze e stramberie a parte, questo è ancora un disco nel quale il carisma e le capacità infernali del leader e del suo fidato Ralph Santolla la fanno da padroni in brani come "Angel of Agony" e "Hate of All Hatreds", mentre rivolgono sentiti omaggi alla loro prima parte della carriera attraverso la cupa "Severed Ties" e con la stessa title-track "Till Death Do Us Apart".

La domanda che noi tutti ci siamo posti una volta finito di ascoltare l'album è stata: "Ma andranno in tour?". Non vi è alcuna risposta ancora ed è davvero pazzesco che centinaia di gruppi metalcore riempono senza alcun tipo di problema club e locali sparpagliati in tutto il pianeta e questi maestri dell'estremo non possono spostarsi neanche un centimetro fuori dal luogo in cui vivono! Mistero, pathos ed imprevedibilità tengono acceso il fascino di questa leggendaria death metal band del panorama internazionale.

...sembrano gli unici ed inimitabili Sex Pistols del death metal...[cit.]

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