Come prima cosa, vorrei ringraziare il mio "collega" recensore gigi sabani per aver segnalato i Deine Lakaien, una segnalazione preziosa che non mi ha lasciato indifferente e che ho provveduto ad approfondire, scoprendo così una realtà di grande storia, capacità e spessore, purtroppo ma ovviamente sconosciuta al fuori dei patrii confini e del ristretto circolo gothic. Alexander Veljanov, frontman di origine macedone dotato di una calda ed elegante vocalità da crooner ed il polistrumentista e compositore Ernst Horn sono attivi dal 1985, quindi questo disco datato 2005 è un prodotto di mezzà età avanzata, per così dire, e molti artisti dopo così tanto tempo si perdono nella stanca ripetitività o in improbabili cambi di direzione non supportati da una volontà sincera, "April Skies" invece è un album maturo ed elaborato con attenzione e saggezza. Essendo ad oggi l'unico album in studio dei Deine Lakaien che abbia avuto modo di ascoltare non so dire come si posizioni di preciso all'interno della loro parabola artistica, ma di sicuro non si tratta di un lavoro stanco ed impersonale. Un titolo veramente azzeccato, "April Skies": dalle mie parti aprile è un mese strano, imprevedibile, da cui ci si possono aspettare tanto giornate di sole e cieli tersi quanto gli ultimi freddi della stagione invernale, temporali e cupi pomeriggi piovosi. Quest'album è proprio così, attraversa molte sensazioni e stati d'animo diversi, con una gamma di stili e sonorità altrettanto ampia e sfaccettata.
Chiamatelo dark, chiamatelo gothic se volete, ma in fondo "April Skies" è un album di spirito cantautorale e di sonorità elettroniche, non privo di episodi ballabili come l'epicheggiante "Over And Done", che strizza un occhio al futurepop o la raffinatezza synth-pop dell'ipnotica ed intrigante "When You Lose" e neanche di una piccola ma gradevolissima dose di autoironia, "Take A Chance", caricatura dei più abusati stereotipi gothic su un coinvolgente ritmo EBM stile DAF. Non mancano episodi un po' più tesi e sofferti come "Midnight Sun", potente ed anthemica e la più elaborata ed oscura "Through The Hell" ed elementi di equilibrio che aggiungono ulteriore creatività e spessore all'opera, come l'elegante carillon elettronico di un'immaginifica "Secret Hideaway" o le raffinatissime trame di synths di una "Heart Made To Be Mine" che esplode in un chorus epico e potente. Ci sono poi le ballate, cinque ballate, cinque diverse sfumature di blu; un colore meraviglioso, assai più affascinante e multiforme del monodimensionale nero che in genere viene associato a questo genere di musica. C'è "Slowly Comes My Night" che rievoca quello spleen romantico e crepuscolare del meraviglioso live "Acoustic" del 1995, ancora più forte in una lenta e struggente "Vivre", che esplora le sonorità e l'intimismo della chanson francese, esaltando la vocalità tenorile di Alexander Veljanov; sensazioni contrastate e riequilibrate da "Satellite", tranquilla, sognante, e spirituale, l'atmosfera di una tiepida sera d'estate, della contemplazione di un cielo stellato. L'alienazione urbana di una "Supermarket (My Angel)" esalta le grandi doti autorali di Ernst Horn, che riesce ad esprimere il peso ed il disagio della solitudine e dell'incomunicabilità, pulsioni autodistruttive che arrivano alle estreme conseguenze in "Dialectics", fredda e strisciante murder ballad che assicura all'album un finale drammatico ma vissuto con austero distacco, una consapevolezza delle debolezze della natura umana che si riassume perfettamente in una strofa semplice e potente come "And good and evil must be defined, must be denied, fall into decay".
Il più grande punto di forza di "April Skies" è senza dubbio l'apertura mentale, la capacità di far propri diversi stili e punti di vista differenti, inserendoli armonicamente nel contesto molto preciso e ben codificato di un intelligente e maturo "adult-oriented gothic": ogni canzone contribuisce attivamente all'opera aggiungendo qualcosa di unico e personale, non ci sono rami morti in questo albero coltivato con esperienza e saggezza, ed un vocalist elegante, espressivo e carismatico come Alexander Veljanov aggiunge ulteriore pregio ed interesse ad un ascolto sempre avvincente. C'è sicuramente un po' di mestiere e manierismo ma anche una credibilità indiscutibile, quella che i cloni vecchi dentro degli anni 2000 e, peggio ancora, i sottoprodotti preconfezionati per teenagers non potranno per definizione mai avere; la classe non è acqua ed è una dote innata, i Deine Lakaien ne sono un'ulteriore e palese dimostrazione.
Carico i commenti... con calma