Ogni tanto mi piace pescare quasi a caso dalla mia discografia "vinilica" ed oggi mi sono imbattutto in questo album dei francesi Deity Guns.

Lavoro che non ascoltavo da lustri.

Scoperti per purissimo caso nel personale tempio della Musica recante il nome di Bloom, comune di Mezzago; suonarono di spalla ai Cop Shoot Cop ed acquistai in loco il loro secondo lavoro sulla lunga distanza.

Vengono fuori dai sotterranei dell'autoproduzione e si accasano presso la "Big Cat Records"; prodotti da un certo Lee Ranaldo che aveva fiutato le enormi potenzialità dei cinque ragazzi provenienti da Lione.

Nei crediti del disco c'è anche un evidente errore nel cognome di Lee che diventa Renaldo; ma ciò non influisce a sminuire la qualità sonora del prodotto.

Un approccio musicale bello carico; evidente il rimando ai primissimi lavori dei Sonic Youth. Un sound sotterraneo, molto sperimentale con abbondanti e riusciti inserti ambient. Lunghi silenzi, lunghe pause che d'improvviso virano verso rumorosissime cascate di feedback chitarristici; il tutto nel medesimo brano. Noise - No Wave della migliore tradizione newyorkese.

Mi basta citare l'opener "The Map" che inaugura benissimo un disco non di semplice assimilazione: fragorose bordate strumentali, con le due chitarre intente a disegnare trame lancinanti. Pause, con il suono che va a diradarsi, a spegnersi; riesplodendo in un finale abrasivo che mi ricorda gli Helmet degli esordi.

Ho così avuto modo anche di ricordare la loro fulminante esibizione nel celebre locale dell'hinterland milanese. Suonarono poche decine di minuti ad un volume disturbante. Agitatori sonori che lasciarono poi il posto agli altrettanto iconoclasti Cop Shoot Cop. Altro concerto che ha lasciato il segno, in tutti i sensi!

Completamente persi di vista, con scarsissime notizie di loro in rete.

Ad Maiora.

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