Dal 1998, anno dell’uscita di “Spazio”, il disco d’esordio, i Delta V hanno drappeggiato scenari cinematografici snocciolando, uno dopo l’altro e con una cadenza costante, dei dischi che raccontano la vita in modo compatto, fluido, coerente, senza strappi.
La vicenda discografica di “spazio” è iniziata col successo della cover di Mina “se telefonando” in versione drum’n’bass, remixata più volte (mai banalmente) da vari dj del periodo... la cover è la punta dell’iceberg, che da un lato riprendeva un pezzo storico degli anni ’60 dandogli un nuovo splendore, uno sfavillante lampadario di cristallo al centro del salone delle feste, dall’altro serviva ad attirare l’attenzione su qst gruppo emergente che di cose da dire, dal punto di vista musicale, ne aveva molte.
Ad un certo punto, però, le cose cambiano... Con qst disco, nel 2004, i protagonisti dei brani si raccontano, parlano di legami e di s-legami, di comunicazione e di non-comunicazione, di rapporti interpersonali difficili, di relazioni che si schiantano nelle banalità quotidiane, di distacchi più o meno dolorosi (“prenditi due giorni al mare, non pensare a me, non importa dove, fai come ti pare”), di giornate cupe-grigie-solitarie-senzaore- e senza tempo (“è giovedì e il cane mi ricorda che sono giorni che non usciamo”)...
Le melodie sono ancora, come nei dischi precedenti, “cinematografiche”, possibili & probabili colonne sonore di film d’avventura, d’azione, di gente in movimento, ma dai risvolti psicologici; gli arrangiamenti spaziano dal reggae al dub, sfiorando sonorità trip-hop, l’elettronica la fa da padrona in modo furbesco, t’inganna, sembra andarsene di soppiatto lasciando spazio ad archi e strumentazione classica, ma è sempre lì, marpiona, non molla la presa, e, devo dire, per fortuna … la cantante G Kalweit, presente anche nel precedente “Monaco ‘74” (mentre in “Spazio” la voce era di Francesca Tourè, in “psychobeat” di Lou Heredia” – particolarità dei Delta V di cambiare voce femminile quasi ad ogni disco) è perfetta per le atmosfere di qst disco, vocalità dark striata di raggi di luce, artista eclettica e sopra le righe.
Altro sottile filo conduttore del gruppo milanese è la cover di rito presente in ogni disco, e quale poteva essere la hit anni ’70 che meglio rispecchia la difficoltà di portare avanti una relazione (“Lasciami giù qui, è la solita prudenza loro senza me, mi hai detto, è un problema di coscienza”)? La straordinaria “Prendila Così” del grande Lucio Battisti!
I Delta V ne riprendono la sottile angoscia e lo strappo relazionale, riposizionando i due amanti in un auto sotto una sottile e tediosa pioggia di inizio inverno... Un disco, per finire e poi vi lascio in pace (!), molto bello, lussureggiante di suoni particolari e particolareggiati, mai banale, mai noioso, forse solo un po’ malinconico (strano che si a uscito in primavera…), forse il migliore nella produzione di questa formazione che da circa un decennio sforna produzioni sempre diverse, in movimento, a caccia, alla ricerca del nuovo e della pista giusta da battere in quel momento...
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