DEMETRA SINE DIE ("a quiet land of fear") 2012 Black Widow.

Rappresentazione di Stati Contradditori "Human abstract" (from sir Wiliam Blake, "Songs From Innocence and Expirience") dell'Animo Umano: ..."E dalla paura reciproca nasce la pace,. Finchè dall'egoismo cresce l'amore".. , due voci a cavalcare  questo incipit decadente, contrariato all'oppressa e forzata conformità, alle regole e alle dottrine; i D.S.D. Ci avvisano subito di non sopprimere i propri sentimenti, ma renderli preziosi come una pagina vittoriana in un libro miniato, poiché ci troviamo appunto, in "una terra di paura".

La voce narrante i versi che galleggiano lontani  quasi due secoli, cavalcando una sola nota di carion vibrazionale, da il conto alla rovescia universale (Porcupine Tree, "Voyage 34") e dilatato e fantasmagorico ("Aenima", Tool), per la pluralità di elementi chimici di sofferenza, che ci faranno approdare appunto se non in un "cielo rosso di  cordoglio"; Demetra è la nostra madre dispensatrice, ed ha il volto impercettibile come l' Incommensurabilità dell'universo gassoso, è la nostra protettrice delle leggi sacre, ..."il peccato nella tua testa"...  per arrivare finalmente alla legiferante condizione umana  che è una vetta di sacralità bibblica, sovrasta  la nostra eterna discendenza padre-figlio, vede la separazione pensiero-corpo fisico.

I D.s.d Proseguono su queste note  preistoriche, (Neurosis, "Honor Found In Decay") prolungate dalla scansione di "arpeggi atmosferic -sludge", feedback addomesticati  ed ancora ,un supporto elettronico, tra le dita di musicisti post-rock canadesi. Un cigno nero, una simbolo quasi esclusivo di bellezza sanguinaria, e una donna portatrice di un "ictus improvviso" nella mente dell'ascoltatore, si fanno largo tra le macerie di un basso perfettamente Justin Cancelor, un rullante perfettamente all' unisono con Le dinamiche tetre del metal psichedelico dei secondi anni '90, (God Flesh "us And them"). Marco Paddeu, sempre sottomettendo la sua voce, come quella di un narratore in un sogno, implora questa donna simbolica di non abbandonare dopotutto non solo se stesso ma tutta l'umanità intera: è una danza di isolamento.

Si susseguono ripetute lacerazioni di batteria "linearmente matematica", aperture musicali scagliate nella Particolare  accordatura re drop di Adam Jones, contro il cielo dei sospiri  fantasma, "A Quite Land Of Fear" ci introduce alla sonorità Deelay , "tipicamente 10,ooo Days", formandosi come un reticolo di arpeggi flanger, quietati solo dalla macchina distruttiva di piatti come l'intera durata di "Hyms" (Goodflesh) e frequenze di rumori quasi artificiali, persino per un paesaggio tribale dilaniato: Forse cosi che gli angeli, secondo i Synth di  Matteo Orlandi,si possono reincarnare negli occhi di chi osserva in un "freddo realismo". Questa loro struttura, di impostare  saggezza come in una ballata desertica di certi gruppi sciamanici sud californiani,  non ha confini, sposta la durezza dello stoner rock ai giochi di fischietti acidi. (E siamo Ancora a kilometri dal niente). Esemplarità di pennate primitive  (Max Cavalera nei Soulfly), si intrecciano alle melodie esistenziali, come il grido di un Muzzein  che invità alla preghiera: libertà, è un concetto che si pone chi veste i panni di un dio, ma è La condizione della quale si gode inconsapevolmente, nel periodo poetico dell' infanzia, alla quale molti scrittori decadenti, pregano solitari ritornarvi ciechi dopo la morte. Il sole è  silenzioso, ma anche assordante  ,un vero e proprio ruggito  di due minuti e venti, prima di poter realizzare che i segreti che vi racchiude sono solo degni di un saggio signore. A questo caso punto troviamo l'inconscio nel  "blues (quindi nella tragedia) per  un sole rosso". Eccoci indirizzati  alla "malattia dark", contratta all' interno di cavità oscure, sublimata nell'inquetudine alternative di Layne Staley, "Distances" e una sinestesia di piani d'ascolto, che unisce un basso che gioca sul pedale d'espressione, una tromba proveniente dai miraggi, che si creano nella lunga distanza lunare ai quesiti di declino, e una lunghissima svisata lunga come l'intera vita di un essere umano.

I d.s.d consolidano così il loro stile interminabile tipico nel genere, una frequenza regolare dall'Inizio dell'album plasmata solo dalle inserzioni di "psichedelia ingenieristica", che interrompe la sua rivelazione solo nell'ultima traccia, che inzia quasi come un omaggio alla celebre "Blind" dei korn, per poi rifugiarsi immediatamente nelle Atmosfere di "dilanio pellicaniane", (City Of Hecoes) dove abbiamo l'unica apertura armonica in un ritornello altisonante:..."abbracciare questa libertà e cercare di evitare questo compromesso, questo travolgente desiderio..."

 

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