Particolare, cupo, terribilmente complicato.

A queste caratteristiche risponde il primo ed unico full-lenght dei finlandesi Demilich. Il gruppo nasce a Kuopio nel 1990 ed inizierà ad incidere delle demo, per l'esattezza 4, le quali presenteranno i primi tratti distintivi delle sonorità che saranno fulcro del disco a breve uscente. Corre l'anno 1993 ed il gruppo si mette al lavoro per incidere "Nespithe", lavoro che mai frutterà la fama che i nostri avrebbero meritato, ma diventerà uno dei punti fondamentali del Death Metal underground europeo. Un lavoro spaventosamente tecnico, le capacità strumentali si attestano su livelli altissimi, ogni singola composizione è una dimostrazione di grande talento, senza mai scadere però nella classe fine a se stessa.

Mi pare doveroso analizzare la prestazione di ogni singolo componente del gruppo, in primis il cantante Antti Boman, il suo è un growl gutturale, gelido, assolutamente micidiale e da ascoltare per comprenderne a pieno il particolare stile. La chitarra, suonata dallo stesso cantante, descrive dei riffs sempre ispirati e di grande gusto, una prova assolutamente eccellente che merita grande considerazione. La seconda chitarra di Aki Hytönen mostra particolare ispirazione a livello solista, con assoli dotati di grande atmosfera, un lavoro svolto con grande classe. Il bassista Ville Koistinen svolge un lavoro davvero buono, costantemente impegnato a sostenere le composizioni, accompagnando i riffs di chitarra ottimamente. Dietro le pelli troviamo Mikko Virnes,il quale ci delizia con degli schemi mai monotoni, in continua folle evoluzione, veramente sorprendente in alcuni frangenti per precisione e talento.

Ogni singola canzone può essere definita ottima, dato che il livello medio delle composizioni è decisamente alto, è comunque possibile indicare degli episodi di caratura superiore ad altri. La quarta traccia "The Echo" è un pezzo di grande qualità, con intrecci sonori complicati, il risultato è comunque catchy ed apprezzabile sin dai primi ascolti. Capolavoro assoluto l'ottava traccia "Erecshyrinol", dotata di riffs spaventosamente ispirati, un lavoro di batteria straordinaria e linee vocali terribilmente gelide. Assolutamente da ascoltare in tutte le sue molteplici sfaccettature. Da segnalare le due song conclusive, le più dirette del lotto, ovvero "The Cry" e "Raped Embalmed Beauty". La prima dotata di grande fascino ed atmosfera, la seconda invece per gli amanti dell'headbanging, una furiosa cavalcata scandita dal sublime lavoro del batterista.

Va fatta una particolare menzione per la stranezza dei titoli delle song, i più senza senso, ma molto indicati a descrivere il contenuto musicale, l'intricatezza proposta dal gruppo. Esempio lampante la seconda traccia "The Sixteenth Six-Tooth Son Of Fourteen Four-Regional Dimensions", cose da pazzi.
A livello di suoni non ci si può lamentare, tuttaltro, la produzione è egregia, gli strumenti tutti in egual risalto, anche il basso sempre palpabile nei passaggi maggiormente complessi.

In conclusione,si può senza problemi asserire che "Nespithe" è un album di Death Metal tecnico degno di lavori assai più blasonati, probabilmente ormai dimenticato ma che in molti dovrebbero riscoprire, chiunque ama la musica tecnica e in un certo senso, schizzata, deve assolutamente ascoltarlo.

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