Il guerriero squadra l'orizzonte dietro una maschera variopinta e fiero sfoggia le cicatrici sulla schiena. In silenzio ascolta il richiamo della terra, madre di tutti gli esseri viventi e sorgente di vita, una dea dispensatrice di energia e prosperità. Sogna ad occhi aperti il ritorno a casa, il profumo speziato di pelle color d'ebano, il caldo ritmo di fianchi che ondeggiano sinuosi e riscaldano le notti africane.

E' “Afreaka!” quella che ci raccontano i Demon Fuzz, dagli scantinati di una Londra al centro di una rivoluzione culturale e globalizzata, dove le arti assorbono i suoni e i colori delle culture periferiche di un disciolto impero coloniale britannico. E' il 1970 e il nuovo decennio comincia così come si era chiuso il precedente, con una strabordante spinta creativa e la ricerca di contaminazioni tra i vari generi.

La musica dei Demon Fuzz è priva di certezze e di prevedibilità, e pertanto ricca di possibilità. Note libere di fluttuare nell’aria, visionarie, della stessa sostanza dei sogni. Dei Colosseum deliranti che si muovono tra organi travolgenti, un tripudio di fuzz, distorsioni ed invasate evoluzioni fiatistiche. Flauto, trombone e soprattutto sassofono sono i dominatori della scena, accompagnati da febbrili percussioni ad alto tasso di negritudine.

Cinque lunghe improvvisazioni che spaziano trasversalmente nel rock, impregnandosi dell'anima funk di Sly Stone e mescolandola al rock latino di Santana. Passato, presente e futuro si riuniscono in un cocktail esplosivo che non ha meta né direzione, ma incarna alla perfezione il senso di libertà e di grandezza di quell'epoca. La voce di Smokey Adams suggella infine il tutto, aggiungendo quel tocco di rhythm and blues che rende questo melting pot più fruibile e quasi orecchiabile.

E' inutile cercare di descrivere i singoli brani, questa è musica dell'anima, che va ascoltata e riascoltata, colonna sonora ideale per i nostri viaggi alla scoperta di noi stessi. Da segnalare che la più recente ristampa della Esoteric Recordings contiene tre bonus tracks davvero ottime, tra le quali una riuscitissima cover di “I Put A Spell On You”, che impreziosiscono ulteriormente questo lavoro dimenticato dai più, ma che certamente le orecchie affamate di questo sito non possono e non devono farsi sfuggire. Voi no che non lo dimenticherete.

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